Cassazione: quando l'urgenza non e' un salvacondotto per il medico (2)
(Adnkronos) - In particolare, la Quarta sezione penale -, respingendo il ricorso dei familiari di Mario R., che lamentavano la mancanza di un "adeguato accertamento diagnostico" sul loro caro da parte dei medici, ha confermato il precedente verdetto valutando che "la sentenza impugnata ha tenuto conto della ambiguita' della sintomatologia e dell'esito degli esami ematochimici, nonche' della necessita' di avviare con prontezza il paziente alla struttura sanitaria che, nella situazione data, appariva ragionevolmente dotato delle competenze ed attrezzature piu' adeguate in relazione alla prospettata patologia neurologica". Correttamente, dunque, e' stata emessa sentenza di 'non luogo a procedere' nei confronti dei medici in quanto "la grave patologia del paziente (dissezione dell'aorta) ha prognosi infausta e non avrebbe potuto comunque essere trattata con successo nelle strutture locali". Piu' in generale, la Cassazione ricorda che "una attenta e prudente analisi della realta' di ciascun caso puo' consentire di cogliere i casi nei quali vi e' una particolare difficolta' di diagnosi, sovente accresciuta dall'urgenza; e di distinguere tale situazione da quelle in cui il medico e' malaccorto, non si adopera per fronteggiare adeguatamente l'urgenza o tiene comportamenti semplicemente omissivi, tanto piu' quando la sua specializzazione gli impone di agire tempestivamente proprio in urgenza".