Prezzi, al Sud aumenti record con l'Euro. Maglia nera alla Calabria

Roma, 23 apr. - (Adnkronos) - L'introduzione dell'euro ha fatto aumentare i prezzi soprattutto al Sud. Se, dal 2001 al marzo 2011, la media italiana di incremento dei prezzi è stata del 22,9%, la Calabria è la regione che ha subito l'aumento più elevato: +29,2 %. Seguono la Campania, con il +28,2 %, la Sicilia, con il +25,1 % e la Puglia, con il +24,6 %. In coda alla classifica, invece, troviamo il Molise (+20,6%), il Veneto (+20,5%) e, all'ultimo posto, la Toscana (+20,2 %). E' quanto rileva uno studio della Cgia, 'associazione degli artigiani di Mestre. ''La maggior crescita dell'inflazione - spiega Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia Mestre - non deve essere confusa con il costo della vita. Vivere al Nord è molto più costoso che nel Mezzogiorno. Altra cosa, invece, e' analizzare la dinamica inflattiva registrata in un determinato lasso di tempo. Certo, l'euro ha le sue responsabilità, ma riteniamo che la forte impennata registrata al Sud sia legata alla base di partenza dei prezzi che, nel 2001, era molto più bassa nel Mezzogiorno rispetto a quella registrata nel resto del Paese''. A segnare i rincari maggiori sono state innanzitutto le bevande alcoliche ed i tabacchi. A livello nazionale la crescita è stata del + 54,2%. Altrettanto significativo l'aumento registrato dai costi per la manutenzione della casa e le tariffe dell'acqua e dell'elettricità (+33,6%). Di rilievo anche i rincari registrati nei trasporti (+ 32,6%) e per i prodotti per la cura della persona, le assicurazioni e i servizi finanziari (+31,9%)''. L'unico settore merceologico che ha subito una diminuzione dei prezzi, sottolineano dalla Cgia di Mestre, è stato quello delle comunicazioni (-27,6%), vale a dire il costo dei servizi telefonici e di quelli postali. Infine, con una spesa media mensile familiare pari a 100, le spese per l'abitazione sono aumentate del 27,99%, per i mobili e gli elettrodomestici del 5,45%, per i trasporti del 13,76% mentre altri beni e servizi (assicurazione vita e malattie, servizi finanziari, prodotti per la cura della persona, etc.) incidono del 58% sul totale. Gli alimentari, le bevande ed i tabacchi, invece, solo del 18,88%.