Massacro in Siria, oltre 110 morti secondo gli attivisti. Condanna di Stati Uniti e Onu

Roma, 23 apr. (Adnkronos/Ign) - E' di 112 morti il bilancio della repressione attuata ieri in Siria nei confronti dei manifestanti contro il regime di Bashar al-Assad. E' quanto si legge sulla pagina creata su Facebook dalla Rivoluzione siriana 2001, ovvero dagli attivisti scesi in piazza per chiedere riforme politiche, maggiori libertà e le dimissioni del presidente. Gli attivisti parlano anche di oltre 100 feriti. Sale così a 318 il numero delle vittime dall'inizio della rivolta popolare, scoppiata il 15 marzo nella città di Daraa, al sud della Siria. Quello di ieri, ribattezzato dall'opposizione "il massacro del Venerdì Santo", è stati il giorno più sanguinoso dall'inizio della rivoluzione, con le forze della sicurezza che hanno sparato ad altezza uomo. Tra le vittime anche un bambino di 11 anni di Daraa. Eppure la manifestazione doveva essere il più grande raduno pacifico da due mesi a questa parte. Il riferimento alle festività pasquali per i cristiani e la chiamata a scendere in piazza dopo la tradizionale preghiera islamica del venerdì era un modo per sottolineare come gli appartenenti alle due fedi religiosi fossero uniti nel chiedere un cambio nel regime di Damasco. Da Washington, Barack Obama ha condannato "nel modo più duro possibile" l'uso della forza da parte dell'esercito siriano contro i dimostranti. "Questo vergognoso uso della forza per fermare le violenze deve fermarsi subito", ha detto il presidente Usa. L'abrogazione da parte del governo siriano della legge di emergenza, che è stata decisa il giorno prima dei violenti scorsi e che avrebbe dovuto permettere manifestazioni pacifiche, "non è stata adottata seriamente considerato che è continuata la repressione violenta delle proteste", ha detto ancora Obama. Il presidente americano ha poi accusato il governo siriano di "vergognosi abusi dei diritti umani". "Il popolo siriano ha chiesto le libertà di cui le persone di tutto il mondo dovrebbero poter godere - ha continuato - la libertà di espressione, associazione, riunione pacifica e la possibilità di scegliere liberamente i propri leader. Il presidente Assad e le autorità siriane - ha concluso - hanno ripetutamente rifiutato le loro richieste e scelto la strada della repressione". Anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki moon ha chiesto l'immediata fine della repressione ed ha chiesto a Damasco di rispettare i diritti umani.