Ad alzo zero
L'aria che tira, il renziano demolisce Di Maio: "Quello che va con la valigetta a...", gelo in studio
Giuseppe Conte e Luigi Di Maio proseguono la loro faida, dalle conseguenze imprevedibili per il governo. E così ci si chiede se Giggino possa davvero uscire dal M5s e, magari, approdare in un'altra formazione politica. La domanda viene girata a Luciano Nobili, deputato di Italia Viva, intercettato dalle telecamere de L'aria che tira, il programma di La7 nella sua versione estiva ora condotto da Francesco Magnani.
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E Nobili la prende larga, premettendo: "Nel M5S litigano per due motivi molto semplici, non c’entra Kiev, non c’entra la guerra in Ucraina, non disturbiamo cose molto serie e molto gravi. Litigano per poltrone e soldi, soldi e poltrone. Nel 2023 devono fare le liste, il M5S è in dissoluzione, c’è la regola del secondo mandato, il caso dei soldi dei rimborsi, dei gruppi parlamentari... Questo è quello di cui litigano Giuseppe Conte e Di Maio, nelle loro reciproche ipocrisie", picchia durissimo il renziano.
E ancora, riprende: "Da un lato c’è quello che diceva che non avrebbe mai preso un caffè con Matteo Salvini e con il Partito Democratico, poi ha governato con Lega e Pd - premette continuando nella sua intemerata -. Dall’altro lato c’è quello che era contro la Tap e adesso va con la valigetta in Azerbaijan a cercare di raddoppiare la Tap, che era contro l’euro e ora va in Europa, che era per i gilet gialli e adesso va a sostenere Emmanuel Macron...". Secondo Nobili, Conte e Di Maio "sono due reciproche ipocrisie e tra questi due atteggiamenti c’è un partito che si sta dissolvendo e io dico che è un bene per il Paese. Non mi diverte la situazione, ero avversario anni fa e lo sono adesso. Rispetto la fase che attraversano, ma dico che è la fine di un incubo per il Paese".
Ma allora, in una formazione centrista potrebbero entrarci? "No, non vogliamo mettere insieme quelli che non sono con i populisti e non sono con i sovranisti. Non certo chi andava ai congressi di Russia Unita. Io apprezzo le scelte che Di Maio fa sul governo Draghi e sulla posizione atlantista ed europeista. Ma il gruppo riformista che dobbiamo costruire per dare all’agenda Draghi una forza anche dopo il 2023 è un’altra storia", conclude Nobili. Insomma, la porta di Italia Viva resta chiusa, serrata, sbarrata.