Il professor Monti e l'articolo 18: sono pronto a dimettermi
Serve "l'approvazione in tempi brevi di un testo vicino a quello varato dal CdM. Ser il paese non è pronto alla riforma del lavoro, il governo potrebbe non restare. Non sono come Andreotti, non tiro a campare". Così il premier Mario Monti nel corso del suo viaggio in Corea del Sud. Il prof spiega che "non punto alla durata, ma a fare un buon lavoro", e per la prima volta dal suo insediamento lascia intendere che senza il consenso dei partiti è pronto a lasciare Palazzo Chigi, anche se non serve agitare lo spettro di una crisi perché, spiega, "rifiuterei il concetto stesso di crisi". E così Monti mette sotto agli occhi della politica il suo punto di vista, chiaro e tranchant: "Se il Paese, attraverso le sue forze sociali e politiche, non si sente pronto a quello che secondo noi è un buon lavoro, non chiederemo certo di continuare per arrivare a una certa data". "Paese pronto" - Si voterà nel 2013 e Monti non nasconde ai giornalisti che Paesi sede di fondi sovrani e istituzioni private che investono anche nel nostro Paese hanno “il palpabile desiderio di capire se, come e quanto intensificare i loro investimenti in Italia”, timorosi del ritorno di “vecchi vizi” come l’invadenza della politica nell’economia. E' vero che “alla fine di questo test quando la politica tradizionale tornerà non sarà quella tradizionale” ma, se non bastasse, Monti avverte che “finora il Paese si è mostrato più pronto di quello che immaginassi e se qualche segno di scarso gradimento c'è stato è andato verso altri protagonisti del percorso politico. Ma non verso il governo”. "Tempi non troppo lunghi" - Il premier torna poi sulla riforma del lavoro, definita "equa e incisiva". Monti, dall'Asia, difende il provvedimento e auspica che i tempi della sua approvazione da parte delle Camere siano "non troppo lunghi" e che il risultato finale sia "il più vicino possibile a quanto abbiamo presentato". Toni simili sono stati utilizzati dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che intervistata da Repubblica ha spiegato: "Non accetteremo una riforma del lavoro ridotta in polpette". Monti ha poi aggiunto che "è responsabilità del governo presentare una proposta equa e abbastanza incisiva e prospettare al Parlamento le ragioni per le quali, pur essendo il Parlamento sovrano, cerchiamo di avere un risultato in tempi non troppo lunghi"