L'altra grana del Senatùr è tutta interna

Giulio Bucchi

Tira e molla Bossi-Berlusconi. Non solo per la legge elettorale, tema che rischia di separare per davvero le strade di Lega e Pdl. I due leader hanno fatto i difficili anche per decidere se vedersi a cena ieri, come neanche due amanti capricciosi. Si racconta che da sabato sera l’uno provasse a chiamare l’altro, ma l’altro si negava. E viceversa. Di sicuro, i padani e gli azzurri siederanno allo stesso tavolo oggi. Vertice a Roma sulla legge elettorale. Per il Carroccio si presenteranno i due capigruppo Gianpaolo Dozzo e Federico Bricolo più Roberto Calderoli, padre del Porcellum. Il Carroccio è preoccupato dalla tentazione di Berlusconi di trattare col Pd. Obiettivo: inaugurare un nuovo sistema di voto per far fuori gli altri partiti. Lega compresa. «Berlusconi ultimamente è disorientato» attacca l’europarlamentare Matteo Salvini su Radio24. «Se fanno un accordo Pdl con il Pd contro la Lega e continuano a sostenere Monti, noi molliamo subito Formigoni e tutte le giunte al nord». Ieri, in via Bellerio, il Senatur non ha affrontato l’argomento. Ha preferito fissare gli incontri dei prossimi giorni. A partire da quello con Mario Monti, domani, dove insieme a Luca Zaia tratterà temi generali e statuto della regione Veneto. Niente quote latte: l’argomento tornerà nel menu il prima possibile, in un incontro ad hoc alla presenza dei ministri Mario Catania (Politiche Agricole) ed Enzo Moavero (Affari europei). Nessun rendez-vous in programma, invece, tra Bossi e il sindaco di Verona Flavio Tosi. Il quale scalpita per dar vita alla sua lista in vista delle Amministrative, idea che non piace al capo padano e che sta dividendo il movimento. Gli uomini del cerchio magico dicono che la lista Tosi non s’ha da fare. I maroniani la pensano all’opposto. Durissimo Marco Desiderati, che fa parte della prima fazione: «Flavio Tosi, il sindaco più presenzialista del globo terracqueo, quello che manca solo al Grande fratello e all’Isola dei famosi, ci mancherebbe che non fosse tra i più conosciuti» tuona. E accusa: «Quello che con la Lega al 26% alle politiche riesce nella “straordinaria” impresa di farci prendere l’11% (undici) alle comunali adesso ci viene a raccontare che se non fa la sua lista personale non si candida? Ma questo sarebbe il prototipo del bravo leghista?». In difesa di Tosi scendono in campo altri parlamentari. È una Lega in attesa degli eventi, quella di queste ore. Ha deciso la corsa solitaria alle elezioni in primavera, salvo rarissime eccezioni che saranno valutate caso per caso. E prova a sistemare i problemi interni a colpi di congressi, anche se al momento l’unica certezza significativa arriva dal Piemonte. Dove l’assise si celebrerà a marzo, e l’uscente Roberto Cota dovrebbe rivincere a mani basse. di Matteo Pandini