Berlusconi: "Quanti ingrati in politica"

Giulio Bucchi

Una confessione a cuore a perto, tra leggerezza e amarezza. L'intervista di Silvio Berlusconi al mensile americano The Atlantic è un viaggio a 360° nella vita e nella carriera, nel passato e nel futuro del Cavaliere. "Ho conosciuto più ingrati e più opportunisti in politica che negli affari", ammette l'ex premier, che comunque non rinnega nulla della sua esperienza. E del suo "metodo": "Il mio stile come manager e come leader politico si è sempre basato sulla persuasione e non sulla forza. Non so dare ordini, so come convincere". Sulla possibilità, tramontata, che il Cav potesse diventare il grande liberalizzatore, il Thatcher italiano, Berlusconi fa in parte autocritica: "E' colpa mia perché non sono stato capace di convincere il 51% degli italiani a votarmi. E' colpa degli italiani quella di aver diviso il voto sparpagliandolo tra molti piccoli partiti". Il futuro, del Pdl e del centrodestra, è Angelino Alfano, "ma io sarò il padre nobile, il padre fondatore". Consolazioni? Il presente: "Sono felice con me stesso. Sono tenuto in grande considerazione dalle persone che mi amano. Un terzo del popolo italiano mi ama profondamente e me lo dimostra continuamente. Quando cammino si intasano le strade, se vado al ristorante la gente si alza in piedi e comincia a battere le mani e non pago mai il conto..."