Il Professor Monti, tutto tasse e recessione
Fine anno senza botto. Come volevasi dimostrare. Voi pensavate, voi speravate che sarebbe stata la volta giusta, che dopo il rigore sarebbe finalmente arrivata anche la crescita. Crescita? Sviluppo? Non esageriamo: misure per la crescita. Questo è sempre il grigio e lento governo dei professori: non bisogna pretendere troppo. È andata così. Come da programma, il Consiglio dei ministri si è riunito ierialle 15,30. E come da programma, dopo quasi tre ore di discussione (2 ore e 45 minuti, per la precisione), è riuscito a non fare nulla. Si è occupato di pesca e acquacoltura. Ha affrontato il delicatissimo e urgentissimo tema delle «tabelle relative agli uffici marittimi di Civitavecchia, Barletta, Capri, Ponza» e qualche altro porto, compreso quello di S. Agata di Militello. Ha esaminato la situazione relativa allo smaltimento dei rifiuti nella Provincia di Roma decidendo di mantenere lo stato di emergenza. Poi, tanto per far vedere che la crisi c’è, che non è un’invenzione né europea né mondiale né tanto meno italiana, ha discusso, immaginiamo in modo approfondito, di ciò che discuterà in materia di crescita nei prossimi Consigli dei ministri. Ha stilato quella che si potrebbe definire l’«agenda per lo sviluppo», facendo trapelare che il pacchetto complessivo arriverà entro il mese di gennaio. Un po’ come si fa talvolta a scuola, soprattutto quando i professori non hanno molta voglia di lavorare e spiegare: bene ragazzi, ora vengono le festività, mi raccomando, a casa leggete questo e quello, ripassate da pagina tot a pagina tot, e la prossima volta, a gennaio, quando tornerete a scuola, vedremo chi ha fatto i compiti e chi no e cominceremo a spiegare sul serio. Datevi da fare, perché questo sarà un anno impegnativo. Ovviamente, attorno al tavolo non c’erano studenti svogliati alla vigilia delle feste natalizie. C’erano i signori professori e tecnici dell’efficientissimo governo tecnico che tutto sanno e tutto dicono di voler fare e che, al momento attuale, della fase 2 non hanno fatto vedere neppure l’ombra. E a questo punto l’impressione, benché siano professori, è che ne sappiano anche loro molto poco. Leggete questa. «Domani andremo tutti insieme alla conferenza stampa di Monti: lì sentiremo la lettura dell’azione di governo fino ad ora e la prospettiva futura». Lo ha detto mica uno qualsiasi: il ministro per la Cooperazione internazionale Andrea Riccardi. In pratica, ha detto che di pronto non c’è nulla, ma lo ha detto in modo molto bello, profondo, aggiungendo che lui non crede alle «fasi con i numeri». Forse crede a quelle con le lettere: A come Andrea, B come Basta, C come la Concretezza che manca. D come Domani vedremo, oggi non sappiamo proprio che pesci prendere. E ha detto persino di più, Andrea Riccardi: visto che in conferenza stampa non si fanno decreti né legislativi né presidenziali, ci ha fatto sapere che oggi Mario Monti farà gli auguri agli italiani ed elencherà i progetti e le promesse del governo, che sono, naturalmente, i progetti e soprattutto le promesse che tutti noi ben conosciamo, che devono passare all’esame dei partiti e dei sindacati, che andranno incontro a correzioni e limature e che poi, solo poi, diventeranno realtà. Forse. Siamo ancora nel campo delle buone intenzioni, quelle che normalmente lastricano la strada dell’inferno. Il governo avrebbe fatto prima a dire: siamo impantanati. Abbiamo qualche idea su come incentivare lo sviluppo, ma non riusciamo a metterla in pratica. Intanto, il differenziale tra Btp e Bund tedeschi vola superando di nuovo il tetto dei 500 punti base. Intanto, la Borsa ha perso, in un anno, il quarto del suo valore. Intanto, l’euro ha raggiunto nuovi minimi. Intanto, si accavallano le tasse, i balzelli, le imposizioni, le accise, i sacrifici e pure le promesse di nuovi balzelli-tasse-imposizioni-sacrifici (su questo, pare che il governo abbia le idee chiare e molta voglia di fare). Il rigore c’è, anche eccessivo. È la crescita (pardon: misure per la crescita) che continua a mancare. In compenso ci sono la recessione ormai ufficialmente dichiarata e il governo che se ne sta con le mani in mano. E le liberalizzazioni attendono, come le privatizzazioni, come l’alienazione del patrimonio immobiliare dello Stato, come la vendite delle partecipazioni mobiliari meno strategiche, come il riassetto dei servizi pubblici locali. Come le Poste. Come i trasporti ferroviari. È l’Italia intera che attende, come le stelle di Cronin, che il governo tecnico dia un segno di vita. Comunque, rincuoratevi: quello di ieri era il nono Consiglio dei ministri dell’era Monti, l’ultimo dell’anno 2011. Almeno per i prossimi giorni possiamo stare tranquilli: il governo che deve pensare allo sviluppo per ora non metterà nuove tasse. Visti i tempi che corrono, è già qualcosa. Grazie, professore. P.S. Dalle agenzie di stampa e dal comunicato di Palazzo Chigi: il presidente del Consiglio Mario Monti ha illustrato ai ministri i punti salienti del programma di lavoro da lui previsto per le prossime riunioni di governo. È seguito un ampio dibattito, al termine del quale il Consiglio «ha unanimemente condiviso» quanto proposto dal presidente. Sono tutti unanimemente d’accordo: la fase 2 non esiste. Almeno per ora. di Mattias Mainiero