La fregatura è per i professionisti

Giulio Bucchi

Uno scippo da oltre 42 miliardi di euro. E il rischio, per oltre 2 milioni di professionisti, di finire ingoiati  nel grande calderone del “superInps” subito dopo il fatidico marzo 2012. Nella corsa contro il tempo (questa mattina verranno presentati gli emendamenti al decreto Monti) per disinnescare le bombe nascoste tra i commi del decreto “Salva Italia”, spunta anche un comma (il 24) che assesta un colpo micidiale all’autonomia delle Casse previdenziali dei professionisti: da quella dei notai agli architetti, passando per giornalisti, medici, odontoiatri, avvocati e veterinari. Questo perché le 19 Casse private dovrebbero fornire ai ministeri vigilanti «entro e non oltre il 31 marzo 2012», recita l’articolo 24, «misure volte ad assicurare l’equilibrio tra entrate contributive e spesa per prestazioni pensionistiche secondo bilanci tecnici riferiti ad un arco temporale di cinquanta anni». Oggi gli enti privatizzati hanno i bilanci in equilibrio «a 30 anni», spiega Andrea Camporese, presidente dell’Adepp, l’Associazione che raggruppa gli enti di categoria dei professionisti, «noi enti privati non otteniamo neppure un euro di contributo da parte dello Stato. Anzi, siamo grandi contribuenti  e i nostri conti sono in perfetto equilibrio». La scadenza a tre mesi - per una messa in ulteriore sicurezza dei conti - «non è una cosa che si può fare in soli 90 giorni», alza le mani Camporese. Peccato che la norma Fornero sugli enti privatizzati preveda una tagliola: passato «il termine del 31 marzo 2012 senza l’adozione dei previsti provvedimenti, ovvero nel caso di parere negativo dei Ministeri vigilanti, si applicano, con decorrenza dal 1° gennaio 2012: a) le disposizioni di cui al comma 2 del presente articolo sull’applicazione del pro-rata agli iscritti alle relative gestioni; b) un contributo di solidarietà, per gli anni 2012 e 2013, a carico dei pensionati nella misura dell’1 percento». Tutto chiaro? Ovviamente no. Però, traducendo dal burocratese, il contributo di solidarietà si trasforma in un ennesimo balzello da circa 48 milioni di euro per tutti i 500mila pensionati professionisti. E non basta. Infatti non solo il tesoretto accumulato negli ultimi decenni dai professionisti rischia - se non si dimostra la “sostenibilità a 50 anni” - di finire nel mare magno dell’Inps, ma intanto la manovra di Ferragosto ha già rifilato un’altra supposta per gli investimenti effettuati proprio dalle casse previdenziali. In sostanza la rivisitazione della tassazione delle rendite finanziarie (passata dal 12,5% al 20%) applicata per tutti gli investimenti esclusi i titoli di Stato costringe gli enti privati a versare altri 60/70 milioni di euro l’anno allo Stato. «Siamo già i più tassati d’Europa», fa di conto battagliero Camporese, «e non è escluso che se la norma non verrà corretta faremo ricorso anche alla Corte europea dei diritti». Questo perché i versamenti previdenziali dei professionisti subirebbero - per paradosso - una doppia tassazione: prima quando vengono investiti per garantire la pensione, e poi al momento che l’iscritto va a riposo e incassa l’assegno mensile. Ma la tentazione del governo è forte, molto forte: mettere le mani sulla cassaforte degli enti privatizzati vorrebbe dire incassare subito un patrimonio di ben 42 miliardi di euro. Non è la prima volta che qualche ministro o governo - negli ultimi 15 anni - ci prova. E forse non sarà neppure l’ultima. Lo  si capisce spulciando i bilanci aggregati: il patrimonio accumulato nei decenni da avvocati, ingegneri, ragionieri e anche psicologi è composto per ben il 76% da investimenti mobiliari. Poi c’è il cospicuo “castelletto” degli investimenti immobiliari. Gli enti hanno investito dagli anni Cinquanta in poi in palazzi, uffici e immobili di pregio. A valore di carico circa 10 miliardi. Ma rivalutando a valori di mercato quasi il doppio. Un boccone troppo goloso per non tentare di ingoiarlo d’un colpo magari con il pretesto della crisi, della sostenibilità e dell’equità. Peccato che non un euro dei professionisti provenga dallo Stato, che i 19 enti svolgono un ruolo di ammortizzatore sociale e che la tanto sventolata equità imporrebbe di non toccare il portafoglio altrui. Un emendamento a “saldo zero” è stato depositato trasversalmente. Tanta disponibilità poche certezze. E oggi si vedrà se il ministro del Welfare, Elsa Fornero, sarà l’unica a piangere per le riforme... di Antonio Castro