De Magistris e le sue promesse da toga scivolano nel cassonetto
«Se lui rottama, io scasso e poi ricostruisco»: così ha detto ieri Luigi De Magistris a chi gli chiedeva cosa pensasse dell’iniziativa del suo collega di Firenze, Matteo Renzi. Sarà anche così, ma quel che non gli è riuscito di scassare è il bilancio della raccolta differenziata nella città che amministra. Al netto di un noviziato che inizia già a non esser più tale, della complessità urbanistica e delle risorse finanziarie ridotte, l’ex pm non sfonda proprio là dove tutti l’aspettano con i fucili puntati. La media cittadina del 18-20% impallidisce ancor di più se la si confronta con quella raggiunta da 19 centri della cintura vesuviana dove, in molti casi, la soglia del 50% è stata superata grazie a forme nuove di cooperazione tra comuni limitrofi. «Ci sono sindaci che non indossano la bandana e non rincorrono flash e telecamere» ha sottolineato il Corriere del Mezzogiorno: insomma, a Napoli si chiacchiera troppo a differenza che nelle città vicine dove si fanno cose normali con strumenti normali, incidendo per giunta su un bacino di oltre 500mila persone. Giusto per fare qualche esempio: a San Sebastiano al Vesuvio la media è del 65,64%, a Ottaviano del 51,20%, San Giorgio a Cremano sfiora il 50%, Portici svetta con il 65,30%. Da luglio scorso va avanti così grazie a un’intesa raggiunta con la mediazione della Provincia, l’ente che da gennaio dovrà, per legge, sostituirsi a questi stessi comuni. Quella di Napoli è invece più triste, nel senso che la raccolta differenziata avrebbe già dovuto essere a buon punto: non lo dice Libero ma è stato lo stesso sindaco De Magistris a prometterlo prima, durante e anche dopo la campagna elettorale. «Entro sei mesi raggiungeremo quota 70%» ebbe a dire nell’incredulità generale: siamo a novembre, la percentuale è incrementata di appena due punti rispetto all’era Iervolino. Non esattamente un successo. Se si aggiunge che sono riprese le scaramucce con Nichi Vendola che non vuole più accogliere munnezza napoletana per smaltirla negli impianti pugliesi per via del trattamento infido del materiale, e che di navi in viaggio per l’Olanda cariche di spazzatura non ne è ancora partita nessuna, si capisce che il bubbone è tutto da curare. Il guaio poi si moltiplica per la bulimia dichiaratoria del sindaco, fatto che aggrava le spesso oggettive difficoltà tecnico-finanziarie. La raccolta differenziata, a Napoli, è un problema vero e se da oltre un mese è iniziata la distribuzione dei kit partendo da Scampia, novità sostanziali ancora non se ne vedono. Ma De Magistris ripete che «abbiamo liberato Napoli dalla logica degli sprechi» oppure che «i tagli del governo rendono la situazione finanziaria insostenibile»: salvo poi apprendere, su denuncia del capogruppo Pdl alla Regione Martusciello, che il comune ha appena aggiudicato una gara impegnando 133mila euro per un non meglio identificato “Osservatorio sui nuovi stili di consumo”. Nuovi? Ah già, c’è stata una rivoluzione e i napoletani tutti, non solo il sindaco, hanno cambiato abitudini e stili di vita nel volgere di qualche mese. Sarà. di Peppe Rinaldi