Sacrifici sì ma non per tutti: assegni record per la Casta

Andrea Tempestini

Sacrifici sì, ma non per tutti. Soprattutto dalle parti di Camera e Senato. Mentre a Palazzo Chigi - spintonati dall’Unione europea - si studia come tagliare baby pensioni, trattamenti anticipati di anzianità e di reversibilità, in Parlamento si lima qualcosa ai vitalizi dei signori onorevoli. Ma poco più. Al 65esimo anno di età (a 60 se si ha più di una legislatura) si può fare domanda e incassare un vitalizio che varia: dai 2.486 euro per chi ha 5 anni di mandato lievita a 4.973 per 10 anni, fino a sfiorare i 7.460 euro (per fortuna lordi) come tetto massimo. Non male considerando che nel raffronto con Francia, Germania e Gran Bretagna  riusciamo a staccare l’assegno più consistente di tutti. È pur vero che i nostri parlamentari versano al Fondo vitalizi del ramo parlamentare di appartenenza un contributo mensile (deducibile dal reddito) di ben 1.006 euro al mese. Tanto, poco? È tutto da vedere, considerando che un parlamentare francese al termine del primo mandato (ma a 62 anni) incassa un assegno di 780 euro, un quarto di un italiano. Un tedesco 961 euro (un terzo), mentre un inglese porta a casa solo 530 euro.