Bossi fa i conti: "Il premier cadrà quando lo dico io"
«Berlusconi andrà al voto quando lo decido io» avvisa Umberto Bossi poco dopo la fiducia incassata dal Cavaliere. Il leader leghista ammette: «Non so» se si reggerà fino al 2013, ma ieri c’è stato lo scampato pericolo. «Appena sono arrivato in Aula ho capito che la fiducia sarebbe passata. La Lega c’era tutta ed il Pdl anche» ripete il Senatur. «Quello di oggi (ieri, ndr) è un voto importante che ci dà vigore e fiducia» esulta Roberto Maroni. E il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni osserva: «L’opposizione è stata sconfitta due volte, ma ora le riforme». Tutto bene, quindi? Assolutamente no: il Carroccio non riesce a godersi l’ennesimo flop dell’opposizione, anticipato da un colloquio a Montecitorio tra il Senatur, Berlusconi e Reguzzoni. Da Varese a Verona, infatti, il movimento lumbard è in ebollizione. Ieri mattina un’intervista a Repubblica del sindaco scaligero Flavio Tosi ha mandato di traverso il cappuccino ai padani. Infrangendo le direttive che impongono ai primi cittadini il silenzio sui temi nazionali, Tosi ha attaccato Berlusconi accusandolo di aver disatteso le richieste di Pontida. Gelido silenzio tra i colonnelli del movimento. Dietro le quinte però, sono ricominciate le manovre per punire il “ribelle”. Il tutto con la regia del leader della Liga Veneta e sindaco di Treviso Giampaolo Gobbo. Quest’ultimo fa parte del cerchio magico, ovvero il drappello che fa riferimento alla famiglia del Senatur. Tosi invece è un maroniano di ferro, e settimana scorsa ha evitato per un soffio che gli venisse commissariata la segreteria provinciale guidata da un suo fedelissimo. Il tutto mentre monta la tensione per i prossimi congressi locali, al momento congelati. E proprio Tosi vorrebbe scalzare Gobbo dalla tolda di comando del Carroccio nel Nordest. Le tensioni non si placano neppure a Varese: ieri il sindaco della città, il maroniano Attilio Fontana, ha scritto una lettera pubblica al segretario provinciale Maurilio Canton - pupillo del cerchio magico - per sapere se sono vere le voci che vorrebbero quasi cinquanta leghisti della zona a rischio espulsione. Tra loro, proprio Fontana. «Questa mia richiesta» chiarisce il sindaco «viene fatta anche a nome dei tanti bravi amministratori e militanti che si vedono ingiustamente additati come dei reprobi. Non solo... Ho ricevuto proprio in questo momento una telefonata del ministro Maroni, che si sente offeso dal non essere stato inserito in questa ipotetica lista, al numero 1!». Canton ha replicato: «Non vi saranno epurazioni di nessun tipo». Ma il blitz dell’altro giorno di Manuela Marrone, moglie del Senatur, che s’è fatta vedere nel quartier generale varesino dei lumbard fa temere il peggio a parecchi fan dell’uomo del Viminale. La Lega non vede nero dappertutto. Fa eccezione il Piemonte di Roberto Cota, dove nell’ultimo week-end c’è stata l’elezione dei segretari politici delle province di Biella, Asti e Verbania-Cusio-Ossola. Ad Asti è stato eletto segretario Andrea Giaccone; a Biella Michele Mosca e nel Verbano-Cusio-Ossola Marco Campanini. La grossa novità è che, a differenza per esempio di Varese, tutto è filato liscio. Cota ha le redini del Carroccio regionale da nove anni, ma conferma la sua abilità nel restare alla larga dalle risse interne. Di sicuro non è membro del cerchio magico, che gliel’ha giurata da quando aveva lasciato il ruolo di capogruppo alla Camera per governare il Piemonte. Però ha dalla sua il solido rapporto con Bossi che lo utilizza come mediatore. Si spiega così la presenza di Cota a parecchi vertici con gli alleati, ma è funzionale anche per gli equilibri tra gli altri colonnelli padani. Non si registrano eccessivi malumori neanche con la presidente della provincia di Cuneo Gianna Gancia (dolce metà di Roberto Calderoli) o con l’ex sindaco di Novara Massimo Giordano, nonostante la recente sconfitta alle comunali avesse prodotto qualche mal di pancia. Un clima così sereno da far notizia, nella Lega lacerata di questi tempi. di Matteo Pandini