Beffa: addio agli sgravi alle famiglie?

Giulio Bucchi

Sono diventate 692 le norme di agevolazione fiscali esistenti sia a livello nazionale che a livello locale su cui rischia di abbattersi il taglio previsto dalla manovra di agosto. Ha terminato il censimento venerdì 7 ottobre il tavolo sulla erosione fiscale costituito presso il ministero dell’Economia e guidato dal dirigente di Banca di Italia Vieri Ceriani. Il lavoro è molto più dettagliato della bozza che aveva rivelato Libero alla fine della primavera scorsa e anche le cifre riportate sono più definite. Se non ci saranno interventi alternativi legati alla delega sulla riforma fiscale, dal documento di Ceriani bisognerà ricavare secondo la manovra approvata 4 miliardi di euro nel 2012 e altri 16 miliardi di euro nel 2013 in modo che a regime dal 2014 siano tagliati 20 miliardi di euro all’anno di agevolazioni fiscali. La capienza in tabella sicuramente c’è, perché tutte insieme le 692 agevolazioni danno uno sconto fiscale di poco inferiore ai 344 miliardi di euro. Il problema però è che in assenza di altre scelte, i tagli come sempre prevede il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, saranno lineari. E se scattano, possono essere dolori. Perché di questa somma gran parte riguarda le imposte erariali: 226 miliardi di euro. La seconda voce è però è quella degli sconti fiscali alle persone fisiche: 103,2 miliardi di euro ogni anno. Solo al terzo posto sono gli sconti fiscali alle imprese, e per una cifra assai inferiore: 9,9 miliardi di euro. L’ultima voce è l’unica censita dalla commissione sugli sconti fiscali locali: i 4 miliardi di euro calcolati come agevolazioni Ici. Vero che molti grandi capitoli sono intersecati: gli sconti su accise, imposte di bollo etc… sono in gran parte agevolazioni concesse alle imprese anche quando costano meno alle persone fisiche e alle famiglie. Ma se scatta il taglio lineare non distinguerà fra capitoli: si toccheranno deduzioni e detrazioni per carichi familiari (21,4 miliardi di euro), quelle sulla casa (9,2 miliardi di euro), quelle su lavoro e pensioni (56,8 miliardi di euro), sull’Iva per i generi di prima necessità (14,5 miliardi di euro), sull’Iva per servizi e cessioni di beni al 10% (25,5 miliardi di euro). Il rischio dell’automatismo è quello di ridurre ancora di più il reddito a disposizione delle famiglie nel prossimo biennio, e di provocare seri effetti sull’inflazione e sui consumi, frenando ancora di più le prospettive già scarsine di crescita dell’Italia. La commissione tecnica ha fatto il suo lavoro, e non resta molto tempo al governo per decidere se e come debbano essere presi da questa tabella i primi 4 miliardi che devono assicurare la copertura alla manovra 2012. Eppure quel tabellone può essere una grande occasione se venisse usato non solo per esigenze di cassa temporanee, ma anche per stabilire profili di equità fiscale prima di procedere con tutto il riordino della materia. Lo capisce anche un bambino che un sistema non può reggersi su 692 leggine che spesso riguardano solo singoli micro-settori o gruppi di contribuenti. Dopo tanta retorica sulla semplificazione, abbiamo un sistema tributario in questa condizione. E quelle voci potrebbero anche salire, perché sembra che non avendo a disposizione fondi per il decreto sviluppo, si punterà tutto su nuove agevolazioni fiscali che pochi mesi dopo rischieranno grottescamente di essere falciate dai tagli lineari della manovra già varata. Al di là dei risparmi che si possono ottenere, che senso ha mantenere un piedi uno sconto fiscale da 3 mila euro sull’e-commerce se solo 10 ne usufruiscono in tutta Italia? Questa sarà rimasta in piedi per distrazione. Altre norme però sono il segno di privilegi di casta che ancora meno senso hanno. C’è uno sconto fiscale per i notai da 5.839 euro l’anno che riguarda però appena 137 contribuenti italiani. Poi c’è uno sconto di 1.363 euro l’anno per appena 22 sportivi professionisti al momento del ritiro dall’attività. Hanno 64,4 euro di sconto fiscale i 71 benefattori privati della Biennale di Venezia grazie a una leggina che resta in piedi nonostante la possibilità di utilizzare il 5 per mille anche a questo scopo. Certo, si risparmiano piccole cifre. Ma altre leggi hanno coperture ben più rilevanti. La tonnage tax, ad esempio: offre un vantaggio medio fiscale di 470.129 euro, ma riguarda appena 77 contribuenti. C’è uno sconto sul reddito derivante dall’utilizzo di navi iscritte nel registro internazionale: vale 387 mila euro e lo percepiscono in 58. C’è uno sconto di 750 mila euro per le società che abbiano trasferito risorse al fondo rischi bancari generali: sono quattro in tutto. C’è un vantaggio di 81 mila euro a testa previsto dalla misteriosa imposta sostitutiva sul riallineamento delle divergenze: ne godono 21 imprese in tutto.  Si scontano di 10 milioni in media le imposte a chi acquista veicoli o impianti a metano e gpl: ne hanno un vantaggio 68 contribuenti. C’è un credito di imposta per l’acquisto si strumenti per la pesatura: vale 7 mila euro e riguarda 27 contribuenti. Un altro credito di imposta è per gli investimenti delle pmi turistiche: vale 2.631 euro e ne beneficiano 38 imprese. Poi ci sono agevolazioni piene previste da trattati internazionali su cui non si può discutere: come quella che prevede esenzione fiscale e contributiva totale per i 3.400 dipendenti della Santa Sede che però vivono in Italia. Basterebbe usare le forbici con intelligenza e accortezza per tagliare senza fare male e finalmente dare un fisco più equo a tutti. di Franco Bechis