Ora Pisapia nasconde gli islamici

Andrea Tempestini

Per fortuna che a presidiare il territorio milanese c’è la vigilanza democratica, erede delle Volanti rosse. Se no, esploderebbe la psicosi provocata dai finti rom e dai finti musulmani assoldati da Letizia Moratti per screditare l’avversario. Tutte balle. Se li è inventati un Giuliano Pisapia ormai tanto teso e innervosito da far sospettare che non regga più i ritmi della campagna elettorale. Dal suo comitato elettorale, giunto altrettanto alla frutta, denunciano un vero e proprio complotto ai loro danni. Ormai non va più di moda chiamare i compagni del servizio d’ordine. Ora si va in tribunale e si presenta un esposto alla Procura di Milano relativo a una «campagna diffamatoria». I fatti sono giudicati gravissimi, per quanto privi di ogni riscontro fattuale. Insomma, è una leggenda metropolitana secondo la quale ci sarebbero in giro squadre di provocatori, composte da «finti operai intenti a fare sopralluoghi in vari quartieri della città che dichiarano di prendere le misure per la costruzione della “nuova moschea per Pisapia”». All’onnipresente occhio progressista non è sfuggita neppure «la presenza in molti mercati rionali di giovani rom, o persone travestite da rom, che distribuiscono volantini dal contenuto falso e diffamatorio spacciandosi per sostenitori di Pisapia». Eppure finora, nell’arte drammatica, erano stato i compagni a eccellere. E invece di manganellare, nel fronte avverso, ci si è tanto specializzati nell’opera di disinformazione mimetica da recitare la parte dei «ragazzi trasandati sui mezzi pubblici che ascoltano musica a tutto volume e che, alle proteste dei passeggeri, rispondono “noi siamo per Pisapia”». Tanto che la recita comprende anche altre comparse «che vestono con abiti sporchi, immancabilmente dotati di una borsetta arancione con la scritta bene in vista X Pisapia, che provocano i passeggeri». Quando si tratta di musulmani veri, tuttavia, Maurizio Baruffi, il portavoce del candidato sindaco nega che sia stata organizzata, per oggi, una manifestazione a sostegno di Pisapia. L’aveva annunciata l’esponente islamico milanese Davide Piccardo, già candidato con Sinistra Ecologia e Libertà, ma al quartier generale del centrosinistra hanno considerato l’iniziativa come un eccesso di zelo. Se i musulmani vanno in piazza per Pisapia, finisce che fanno un favore alla Moratti, è l’analisi dei supporter del centrosinistra. Così tentano fino all’ultimo di convincere il Comitato musulmani per Pisapia, creato quasi tre mesi fa da Piccardo, a desistere dall’intento. Ci riescono, sebbene lui avesse già dato appuntamento per oggi pomeriggio in piazza San Babila, per un corteo che si doveva dirigere verso il Castello Sforzesco. «Invito tutti a venire vestiti con qualcosa di arancione - aveva chiesto l’esponente islamico - che può essere una maglietta, ma anche un hijab». Magari anche il burqa. Ma è stato imbavagliato proprio dagli alleati. E ora come si fa ad accusare la Lega e Berlusconi di islamofobia? Toccherà tirar fuori un altro drappello di finti musulmani. Finti preti no. Ci sono già quelli veri a dar manforte a Pisapia. E lui, alle Acli (famose per la “scelta socialista” che nel 1970 fu pubblicamente deplorata da Papa Paolo VI), si pavoneggia: «La mia posizione» sulle moschee «è quella che ho sempre detto e che oggi è stata ribadita da autorevoli esponenti della Chiesa cattolica, basta leggere il mio programma». Si fa forte delle parole pronunciate dal segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, sulle moschee. Ma stavolta è Pisapia a fare disinformazione. In realtà il prelato aveva spiegato che occorre conciliare il diritto alla libertà religiosa con «le esigenze di vita sociale e comunitaria secondo la nostra comunità civile, la nostra Costituzione e le leggi che in Italia regolano la convivenza». Cioè tutto il contrario del programma di Pisapia. di Andrea Morigi