Schifani: "No a governi tecnici"

Paolo Franzoso

Il presidente del Senato, Renato Schifani, è contrario ai governi tecnici. “In varie circostanze si sono invocati governi più o meno tecnici, istituzionali o di transizione per avviare riforme che prima erano secondarie e improvvisamente apparivano indispensabili, anzi del tutto prioritarie. I ripetuti e sempre falliti tentativi hanno determinato il blocco e il ritardo dell’ammodernamento dello Stato, la paralisi del quadro politico, il progressivo distacco dei cittadini dalle istituzioni". Intervenendo in occasione della presentazione della Settimana sociale dei cattolici a Palazzo Giustiniani, Schifani ha respinge in questo modo l’ipotesi di larghe intese. Le sue parole sono pronunciate in presenza di Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli e Pier Luigi Bersani: insomma, davanti a tutte le opzioni per allargare la maggioranza. "La sfida che oggi ci troviamo di fronte con assoluta evidenza - aggiunge Schifani - è quella della necessità di trovarci davvero di nuovo insieme, di saper costruire unità attraverso l’assunzione di un grado più alto di responsabilità che non miri ad una percentuale elettorale o a un gradimento di consenso immediato, ma rappresenti il contributo generoso e gratuito per il proprio paese, ancora una volta per il bene comune". Non si deve stravolgere, secondo la seconda carica dello Stato, la volontà popolare uscita dalle urne in quanto "la normalità democratica si realizza nel confronto tra maggioranze ed opposizioni emerse in seguito al voto elettorale". L’invito è quello di annodare in parlamento il dialogo senza contrapposizioni di principio e “accantonare ogni divergenza” nel nome della “responsabilità istituzionale” perché “non è lungimirante una politica della ritorsione fine a se stessa”, soprattutto “in una fase così delicata, complessa e rilevante come quella che stiamo vivendo”. Federalismo solidale Nord-Sud – Sulla riforma tanto cara alla Lega, Schifani afferma che "la realizzazione del federalismo con i decreti attuativi deve necessariamente passare dalla soluzione della questione del divario tra Nord e Sud del paese".