Fondazioni liriche, il governo annuncia la fiducia
Il decreto sulle fondazioni liriche approda alla Camera dove il governo chiederà la fiducia. A preannunciarlo è stato il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro, durante la riunione del comitato dei nove della commissione Cultura di Montecitorio. A quanto riferito da diversi deputati, mentre ancora si stava trattando su alcuni emendamenti, Giro ha dato l’annuncio spiegando che la maggioranza del Senato non sarebbe stata in grado di garantire la presenza per assicurare la conversione del dl entro il 29 giugno, vista la coincidenza con il ponte di San Pietro e Paolo. "E' un’altra pagina nera per il parlamento", ha commentato Beppe Giulietti. "Si stava, pur nella differenza delle posizioni, raggiungendo un’intesa su alcuni punti", quando è arrivata la notizia della fiducia, "è uno spettacolo indecente sulla pelle dello spettacolo". In aula oggi il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, ha difeso il decreto definendolo necessaro: "Se non fossimo intervenuti, davvero avremmo lasciato perire l’opera lirica in questo Paese", ha assicurato, "ho proposto questo provvedimento per salvare l’opera lirica, non per metterla in difficoltà. Non ho mai considerato questo provvedimento come chiuso al confronto e blindato anzi, l’ho sempre considerato un provvedimento legislativo aperto non solo al confronto parlamentare tra maggioranza e opposizione, ma anche, fuori da quest’Aula, al confronto con le organizzazioni sindacali". Il testo, arrivato oggi in aula a Montecitorio dopo il via libera del Senato e il passaggio in commissione Cultura, "è stato ampiamente modificato su questioni importanti. Sono state accolte da parte del governo e di chi vi parla proposte emendative presentate da parte dell’opposizione e anche da parte della maggioranza, che hanno modificato il provvedimento, e che lo hanno, a mio avviso, migliorato". Le misure - Bondi ha elencato le novità, compresa la contestata "riduzione dei contratti integrativi aziendali del 50 per cento", taglio sceso poi al 25 per cento. "Si tratta di un pungolo - chiamiamolo così - affinché i sindacati e le forze sociali, nell’arco di 2 anni di tempo" arrivino a un contratto nazionale, ma non "di un massacro o di una lesione dei diritti dei lavoratori". In questo settore "una riforma è necessaria: dopo l’intervento di un governo di centrosinistra". Il provvedimento sotto Veltroni, che trasformò i vecchi enti lirici in fondazioni lirico-sinfoniche, "era ispirato da nobili obiettivi e aveva buone intenzioni, ma non ha ottenuto purtroppo i risultati che tutti speravano". Non solo. "Ogni anno spendiamo per lo spettacolo circa 450 milioni di euro. Di questa somma, che rappresenta il Fondo unico per lo spettacolo, la metà (circa il 47 per cento) è assorbita interamente dalle spese per le fondazioni lirico-sinfoniche". Ma "questa è, onorevoli colleghi, una prima anomalia che dobbiamo sanare perché tutto questo avviene e rappresenta uno squilibrio nell’ambito delle spese dello spettacolo che va a detrimento di altre voci della cultura italiana". Un’altra anomalia è che "le entrate delle 14 fondazioni lirico-sinfonico italiane derivano mediamente per il 60 per cento dal contributo dello Stato. Soltanto il 20 per cento delle entrate delle fondazioni deriva dai contributi degli enti locali" e appena il "7 per cento" da privati. E a questo "si aggiunge il fatto che i debiti accumulati dalle fondazioni dal 1996 a oggi ammontano a oltre 300 milioni di euro". C'è per Bondi un dato di fondo che non si può ignorare: l'opera "è uno dei vanti e delle eccellenze dell’Italia nel mondo", ma questo "non significa che non dobbiamo riconoscere che oggi il pubblico italiano dell’opera lirica è un pubblico di nicchia". Dunque, ha concluso il ministro, questa situazione "è insostenibile da molto tempo, e credo sia venuta l’ora di mettere riparo con una riforma a questa situazione che, lo ripeto, se lasciata in questo modo, rischia davvero di diventare una crisi insanabile".