
La piazza Pd pro Europa? Mail, gare e ospiti: cosa non torna in Campidoglio

«Diciamo» pronunciato mille volte, ma nemmeno una volta è sfuggita la parola «spieghiamo». L’audizione del capo della segreteria del sindaco di Roma, il potente Albino Ruberti, in commissione trasparenza – convocata dal presidente Federico Rocca (Fdi) – è servita a volare alto. Ma tra le nuvole. Perché i dubbi non sono stati fugati sulle spese del Campidoglio per la manifestazione “europeista” e contro il governo di sabato 15 marzo.
Si sa solo qualcosa in più e che aggrava il contesto su cui dovrà indagare la Corte dei Conti dopo l’esposto del leghista Santori e degli altri che sono stati annunciati. Anzitutto, mistero sugli scrocconi. Ovvero gli ignoti ospiti a cui sono stati offerti viaggio e alloggio. Chi sono? Oggi non ve lo diciamo, lunedì forse. Ma se non sono nomi noti, magari qualche tecnico musicale, a Roma non esistevano figure simili?
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La cifra spesa risulta più grande, 340mila euro, ma se la cavano con l’Iva. Prima non lo dicevamo quando si parlava di una cifra più bassa. Poi, c’è l’atteggiamento fuggitivo del sindaco Gualtieri, che avrebbe fatto figura migliore nel presentarsi in commissione anziché delegare tutto all’agnello sacrificale, ovvero Ruberti.
Ma il primo cittadino ci sta prendendo gusto. Scappa dai luoghi istituzionali, salvo dichiarare al giornale che sceglie – in questo caso Il Foglio – di «rivendicare con orgoglio», la decisione di spendere quattrini nostri e non suoi per l’evento. Ancora la Lega ha tentato – a norma di regolamento – di far discutere una mozione sulla strana decisione di farsi carico della manifestazione da parte di Roma capitale, mala maggioranza fugge dall’aula e manca ancora una volta il numero legale. Di che cosa hanno paura? La sensazione è che ci sia troppa omertà.
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È difficile spiegare anche perché se un’iniziativa è sponsorizzata dal Comune, sul palco non sia comparso il logo dell’amministrazione: non si doveva far sapere che spendevano soldi nostri e ci ha dovuto pensare Libero? Ma la questione più grave l’hanno tirata fuori, nella seduta di ieri, lo stesso presidente della Commissione e l’ex sindaca Virginia Raggi, che ha spiegato a Ruberti quello che avrebbe dovuto fare il capo dell’amministrazione comunale (oltre ad aver deciso di presentare un esposto anche a proprio nome che si aggiunge a quello di Maurizio Gasparri). Ovvero, ci voleva un atto d’indirizzo politico, una delibera, una mozione dell’assemblea capitolina, o quantomeno una memoria di giunta, per giustificare la decisione di spendere quei soldi. Niente di tutto questo.
Solo un’e-mail del capo di gabinetto – in data 5 marzo – rivolta ai vari uffici competenti, «d’ordine del sindaco». Quale sia il fondamento dell’ «ordine del sindaco» non sta in nessun atto di indirizzo, però, e anche qui resta evidente l’imbarazzo del Comune. Sostengono che lo hanno fatto perché nel 1957 in Campidoglio si firmarono i trattati di Roma – e allora perché non lo hanno detto prima della manifestazione? – che è solo una scusa come un’altra.
Ruberti in commissione ha citato anche lo Statuto regionale risalente all’epoca in cui chi scrive governava il Lazio, con i riferimenti all’Europa e persino allo spirito di Ventotene. Verissimo: fu approvato l’emendamento congiunto di maggioranza e opposizione e fu più facile dire no alla retorica di chi proponeva che «la regione nasce dall’antifascismo»... Nella sostanza, si tende a spacciare – come ha notato proprio Virginia Raggi – i comunicati stampa come atti del Comune, «mentre sono stati violati i principi alla base della spesa di una amministrazione». Qualunque euro speso deve essere motivato. Si tenta di giustificare in qualunque modo la realtà. Come ha detto Giovanni Quarzo di Fratelli d’Italia, il cosiddetto appello per l’Europa «si è trasformato in manifestazione contro il governo».
Però, per il capo della segreteria del sindaco, tutto è colpa della «bagarre dei giornali». «Non deve aver ascoltato l’intervento in piazza – uno a caso – di Roberto Vecchioni», replica Carpano di Forza Italia. Restano tutti i dubbi manifestati dal presidente Rocca: «Perché Zètema – la società partecipata incaricata della spesa - ha organizzato questa iniziativa per conto di Roma Capitale?». «Se Roma Capitale aderisce a un’iniziativa di un soggetto terzo» ha detto Rocca, «ci doveva essere un atto di indirizzo politico della giunta e dell'Assemblea capitolina con il quale Roma Capitale considera istituzionale questa manifestazione. Perché Roma Capitale con i propri fondi e con i fondi di Zètema si fa carico di un evento promosso da un giornalista?». Altro nodo: «I servizi sono stati messi a gara?». In particolare sulla voce che riguarda l’acquisto dei biglietti del treno e l’alloggio ospiti, Rocca ha chiesto di rendere noto «quante e quali persone abbiamo ospitato a spese della collettività e chi sono» e come mai «l’aggiudicazione del servizio sia avvenuta successivamente alla manifestazione». L’impressione è che se la Corte dei Conti dovesse acquisire il resoconto della commissione Trasparenza, potrebbero esserci problemi seri per il Campidoglio.
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