Consiglio Ue, sì alla risoluzione di maggioranza dopo una giornata di "guerriglia" in aula

Il governo incassa un altro sì. Dopo il Senato è toccato alla Camera dei deputati. Chiusa una giornata di tensioni in Aula, infatti, è arrivato il via libera alla risoluzione unitaria di maggioranza sulle comunicazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del Consiglio europeo. Quello del 20 marzo è appuntamento a cui la premier arriverà dopo aver incassato appunto dalla propria maggioranza un voto compatto. Partendo dal presupposto che al governo "non piace" la denominazione del piano Rearm Europe, in quanto ritenuto "fuorviante per i cittadini", ha rilevato il capo dell'esecutivo. Certamente - ha cercato di chiarire la premier - "siamo chiamati a rafforzare le nostre capacita' difensive", ma questo "non significa banalmente acquistare armamenti, quanto semmai produrli". Per questo "abbiamo proposto di modificare il titolo del programma in Defend Europe: non è una questione lessicale, ma di merito", ha scandito la presidente del Consiglio prima di ribadire ancora una volta che ulteriori spese per la difesa non andranno comunque a intaccare i fondi per la coesione o quelli per la sanità. Così come il tema dell'esercito comune europeo "non è all'ordine del giorno", ha sottolineato Meloni.

Poi un altro dibattito è avvenuto sul conflitto in Ucraina. Qui il premier ha ribadito "la ferma condanna all'aggressione russa dell'Ucraina" e il "massimo sostegno a Kiev. Questi due temi non sono in discussione". Ora, però, è il tempo di sostenere "gli sforzi del presidente degli Stati Uniti: l'Italia considera la proposta concordata a Gedda da Usa e Ucraina un primo passo che debba portare a una pace giusta e duratura per l'Ucraina". Proposta che non contemplerà, però, l'invio di militari italiani sul campo per garantire la fine delle ostilità.

Perché, ha sottolineato la presidente del Consiglio, "riteniamo questa soluzione, proposta in prima battuta da Regno Unito e Francia, un'opzione rischiosa e poco efficace". Concetti e propositi su cui invece le opposizioni sono andate in ordine sparso, ritrovando unità solo quando la premier, dopo aver letto alcuni passaggi del "Manifesto di Ventotene", ha incalzato: "Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia". Seduta sospesa per un paio di volte e voto rinviato di alcune ore per le grida e le polemiche dai banchi delle opposizioni. Ma alla fine, con 188 voti favorevoli, 125 contrari e 9 astenuti la Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza che approva le comunicazioni della presidente del Consiglio.