L'editoriale di Mario Sechi
Il telefono rosso e l'infantilismo dei leader europei
Il telefono rosso tra la Casa Bianca e il Cremlino si è riattivato, Trump ha parlato con Putin, il presidente russo tratta. La notizia non è ancora quella dei cannoni che smettono di tuonare, ma la pax trumpiana avanza, nonostante i paletti posti da Mosca e da Kiev e gli infantilismi dei leader europei che anche ieri hanno toccato livelli tragicomici. Mentre Trump e Putin discutevano alcuni primi elementi per un cessate il fuoco, Emmanuel Macron e Olaf Scholz dichiaravano che continueranno a fornire armi.
È una forma di pressione, ma c’è un dettaglio, in tre annidi guerra il contributo in termini militari dell’Europa rispetto agli Stati Uniti è stato marginale, senza il supporto del Pentagono Kiev sarebbe già caduta. Zelensky deve ricordare questo quando dice che «Putin non è pronto a fare la pace», pensa di continuare con Londra, Parigi e Berlino? La storia della Seconda guerra mondiale parla da sola, senza l’America c’è la sconfitta. Al millecentodiciottesimo giorno di guerra il negoziato è stato avviato da Trump, questo è il punto di partenza di ogni ragionamento, servono una mappa e una exit strategy. Putin come da tradizione sovietica è un duro negoziatore.
Andrej Gromyko, ministro degli Esteri di Breznev, passò alla storia come il “Signor No”; il principe della diplomazia dello zar, Aleksandr Gorchakov, trattò per anni con gli Stati Uniti la vendita dell’Alaska e cedette solo quando raggiunse l’obiettivo del prezzo giusto per la Russia. Con queste premesse è chiaro che per Trump l’impresa non sarà facile, ma è altrettanto palese che gli Stati Uniti e la Russia hanno bisogno di un “Grande Accordo” che risolva e dia stabilità alle molteplici crisi aperte in giro per il mondo: l’Ucraina è solo un pezzo importante di una partita a scacchi che comprende l’Iran, Israele, la Turchia, l’Egitto, i paesi del Nord Africa e del Sahel. A questi bisogna aggiungere la Siria che è un buco nero per l’amministrazione Trump e Gaza dove non a caso sono ripresi i bombardamenti per chiudere definitivamente la partita con Hamas. C’è un nuovo inizio, la scommessa è continuare per farlo diventare Storia.