Tic-tac
Pd, poche ore al voto in Aula: mossa disperata della Schlein, che documento fa circolare
Alle 20 di ieri sera, l’unica certezza era che l’opposizione, oggi e domani, si presenterà con tre posizioni diverse. Azione proporrà come propria risoluzione il testo delle due distinte risoluzioni - una sull’Ucraina, l’altra sulla difesa - approvate il 12 marzo dal Parlamento europeo, testi, si sottolinea, «che hanno il pregio della nettezza». «Vedremo quante e quali forze politiche sapranno averne altrettanta», era la chiosa. Anche Più Europa si schiera a favore del riarmo europeo e della prosecuzione del sostegno a Kiev. Il M5S, all’angolo opposto, è al lavoro su un testo che dirà no alle decisioni approvate dal Parlamento europeo. Il piano ReArm Europe, si legge nel testo che il M5S presenterà oggi, va sostituito «integralmente» con un piano di rilancio della competitività e le priorità politiche dell’Ue come spesa sanitaria, istruzione, incentivi all’occupazione. Il leader Giuseppe Conte, intanto, dà appuntamento alla piazza del 5 aprile, dove, ha fatto sapere, «inviteremo tutti coloro che dicono no a questo folle piano per il riarmo». Sulla stessa linea è Avs: «Buttare 800 miliardi di euro in nuove armi significa suicidare l’Europa e il suo progetto», ha detto anche ieri Nicola Fratoianni. E il loro testo ribadirà il concetto.
Il problema è il Pd. Alle nove di ieri sera ancora non c’era un testo pronto. La riunione degli sherpa del partito per mettere a punto la risoluzione che oggi si voterà in Senato e domani alla Camera su riarmo europeo e Ucraina, iniziata alle 15, è andata avanti tutta la sera, sia pure con alcune interruzioni. E riprenderà questa mattina prima dell’incontro con i due gruppi parlamentari. «Stanno trattando», era l’unica notizia che arrivava dalla stanza dove erano riuniti i capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga, i capigruppo in commissione Esteri di Camera e Senato, Enzo Amendola e Alessandro Alfieri che è anche il coordinatore della minoranza, e il responsabile Esteri della segreteria di Elly Schlein, Peppe Provenzano. Segno evidente che le distanze tra le due anime del Pd, che nel Parlamento europeo già si sono divise in due sul libro bianco per la Difesa, restano lontane.
Evidentemente non è bastata la piazza gremita di sabato, gli incontri nel retropalco, il sentimento europeo che tutti ha unito coprendo le differenze. Anche perché, oltre al merito, si è aggiunta una questione di principio. La segretaria dem, consigliata dal cerchio stretto, vuole che oggi al Senato e domani alla Camera si dimostri che il Pd è unito attorno alla sua linea. Che la sua leadership è salda. Per questo, diversamente dalle altre volte, ha chiesto a Provenzano di predisporre un documento da sottoporre alla minoranza. Solo che il testo, così come è stato presentato, per i riformisti era inaccettabile. Per tutto il pomeriggio si è provato a limare frase dopo frase. In particolare la discussione si è concentrata sulla critica al piano von der Leyen che nella prima versione si chiedeva andasse «radicalmente modificato». Una formula troppo tranchant per l’area riformista, visto che, nei giorni scorsi, molti esponenti (da Gentiloni a Prodi) ne hanno parlato come di un «primo passo».
Alla fine la soluzione di compromesso potrebbe essere più semplicemente l’espressione: «il piano va cambiato». Ma un accordo ieri notte era ancora non c’era.
«La politica estera e di difesa di un paese fino a prova contraria la fa il governo in carica», ha detto a sera Boccia, cercando di spostare i fari dall’altra parte, «siamo a metà legislatura e Giorgia Meloni deve dimostrare cosa vuole fare in Europa. La verità è che la maggioranza è divisa». Quanto al Pd, la linea è che «crede nel federalismo europeo e con la segretaria Schlein ha criticato RearmEu proprio perché rinvia e non accelera la difesa comune. Per questo la segretaria ha aperto un confronto anche nel Pse. Il cappello della Nato si indebolisce e viene meno come dice Trump? L’unica iniziativa da assumere è accelerare la difesa comune e per questo ci vuole una politica estera comune». Il consiglio di Andrea Orlando, ex ministro ora responsabile delle politiche industriali ai gruppi parlamentari, «è quello di non guardare agli equilibri interni ma di provare a mettersi in sintonia con un sentimento che viene dall’opinione pubblica». Pina Picierno, guida della pattuglia europea che, in sintonia con i socialisti europei, ha votato a favore, ha provato ieri a tendere la mano: «Nel Pd noi continuiamo a lavorare per l’unità, il mio impegno è assolutamente teso in questa direzione. Il compito dei dirigenti politici», ha aggiunto, «è quello di provare a comporre posizioni complementari. È la fatica che abbiamo sempre fatto nella costruzione del Pd e che dobbiamo continuare a fare».