Effetto Serra

Il Pd scende in piazza, qua serve Pirandello

Daniele Capezzone

Con rispetto parlando: ma quale Michele Serra, ma quale Luciana Littizzetto, ma quale Luca Bizzarri? Per spiegare la piazza del Pd di domani servirebbe il più grande genio italiano della prima metà del Novecento, e cioè Luigi Pirandello. Precisamente, servirebbe il Pirandello di Così è se vi pare.

Ricorderete la trama della celeberrima pièce teatrale. Arrivano in città tre persone: una donna più anziana (la signora Frola), un uomo (il signor Ponza, genero della Frola), e una donna più giovane. Entra in scena per prima la Frola e accusa Ponza di essere pazzo: quell’uomo – spiega – impedisce a lei, vecchia mamma, di vedere sua figlia, che Ponza ha sposato. Ma – pazzo di gelosia – tiene rinchiusa la ragazza, e madre e figlia non possono vedersi.

 

 

 

A questo punto arriva sul palco il signor Ponza e ribalta completamente il racconto: la pazza è la signora Frola, mica lui. Lui – effettivamente – aveva sposato la figlia della signora Frola in un primo matrimonio, ma poi quella ragazza è tragicamente morta. La madre – però – non ha mai accettato la scomparsa della figlia. E allora che fa adesso la vecchia signora? Tormenta la seconda moglie di Ponza, che è costretta a rimanere segregata in casa perché perseguitata dalla follia della Frola.

Capite che siamo davanti a un dilemma: o è pazza lei o è pazzo lui, tertium non datur. E soprattutto c’è una sola persona che potrebbe sciogliere il nodo drammaturgico, ed è la ragazza, la donna più giovane. Starebbe a lei dire a tutti se è la figlia della signora Frola o invece la seconda moglie del signor Ponza. E allora? Ecco che la ragazza entra in scena e pronunciale sette parole più note ed enigmatiche del teatro pirandelliano: «Io sono colei che misi crede».

E così Pirandello distrugge la verità (singolare) come un concetto unico, e spiega che esistono tante verità (plurali) quanti sono i punti di vista da cui si osserva qualcosa. Di qui, nevrosi, incomunicabilità, e i disastri che conosciamo.

 

 

 

Ecco: per evidenti ragioni, essendo morto nel 1936, Pirandello non poteva sapere niente di Elly Schlein, di Michele Serra, della manifestazione indetta da Repubblica per domani, e – meno che mai – degli spasmi e delle convulsioni del Pd. Eppure la trama concepita dal drammaturgo di Agrigento rispecchia perfettamente quello che accadrà nella piazza progressista: Serra andrà con il bandierone dell’Ue, Fratoianni con quella della pace, Calenda con quella dell’Ucraina. Ognuno racconterà a se stesso le sue motivazioni: rigorosamente antitetiche a quelle degli altri.

Sarà un circo: non il Circo Orfei, al massimo il Circo Orfeo, con il direttore di Rep gran domatore di leoni sdentati e trapezisti sciancati: quelli per la pace e quelli per le armi, quelli per Zelensky e quelli per Putin, la Boldrini e Guerini. Tutto e il contrario di tutto: ognuno ritenendo di essere quello saggio e che gli altri – invece – siano pazzi. Quello che conta è autoproclamarsi “buoni”: i “cattivi” – si sa – sono sempre gli altri, Meloni-Musk-Trump, e via fascistizzando e mostrificando.

Che poi i “buoni” si tirino i capelli a vicenda, che non siano d’accordo su nulla, conta poco. Il format è quello di una trasmissione di Fabio Fazio, non a caso amico e sodale del volpone Serra: l’essenziale è rappresentare tutte le sfumature di rosso, dal rosso antico al rosé, dall’arancione all’arcobaleno, con un tocco di fucsia. Divisi su tutto, ma uniti dalla lagna e dalle furbate.

Nel frattempo – piccolo dettaglio – il Pd quasi non c’è più, s’è squagliato: eroso da Fratoianni e Bonelli (del resto ormai parlano allo stesso elettorato), irriso e speronato ogni giorno da Giuseppe Conte, non preso sul serio da nessuno come credibile alternativa di governo. Ma lei – la mitologica Elly – sorride. Assolta per non aver compreso il fatto.