Bagarre
Elly Schlein scomunicata dal Pd dopo il voto sul riarmo: "Un partito non fa così, subito una discussione"
Il riarmo europeo spacca il Partito democratico. In aula, durante il voto al Parlamento Ue, i dem firmano la loro disfatta: 11 contro 10. I primi si sono astenuti sul piano illustrato da Ursula von der Leyen, i secondi si sono invece pronunciati a favore. Risultato? C'è il via libera: gli Stati membri aumenteranno la spesa per la difesa, almeno al 3 per cento del Pil. Per Elly Schlein, però, l'esito non si limita a questo. La leader del Pd con questo voto è stata difatti sconfessata dai suoi. Da sempre a favore della difesa comune, ma contraria al riarmo, la dem ha dato un solo "ordine": astenersi. E invece c'è chi, ben 10, ha fatto di testa sua. "All'Europa serve la difesa comune, non la corsa al riarmo dei singoli Stati - ha tentato di sdrammatizzare Schlein a votazione conclusa -. È e resta questa la posizione del Pd. Oggi al Parlamento si votava una risoluzione sulla difesa comune, con molti punti che condividiamo, ma la risoluzione dava anche appoggio al piano RearmEU proposto da Ursula Von der Leyen cui abbiamo avanzato e confermiamo molte critiche proprio perché agevola il riarmo dei singoli Stati facendo debito nazionale, ma non contribuisce alla difesa comune e anzi rischia di ritardarla. Quel piano va cambiato".
Una toppa che non riesce a riparare il buco. Il Pd deve ora affrontare una "discussione urgente", perché "un partito non può astenersi, deve dire con chi sta", ha subito tuonato la deputata Pd Lia Quartapelle per cui "a Bruxelles una discussione non c'è stata, non c'è stato un confronto con la segretaria. Serve un confronto equilibrato. Il voto di oggi dimostra che non ci si può arrivare senza una discussione vera". Quando poi dai giornalisti le viene chiesto se il voto abbia di fatto messo in minoranza la segretaria, Quartapelle la prende larga: "Si partiva dal no, per fortuna la linea del no è andata sotto".
A chiedere una discussione è anche Marianna Madia. Per la deputata "oggi inizia qualcosa che non finisce con questo voto. Io penso che questo sia un punto importante da mettere a fuoco nel nostro partito per chiarire le legittime ragioni di tutti ma per poi arrivare, se è possibile, a una sintesi". Serve, aggiunge, "una sintesi che sia utile all'Italia, all'Europa, ai socialisti e progressisti in Europa. Questa è la nostra funzione. Non possiamo farla stando zitti e con mezzi voti che alla fine non sono una presa di posizione, diventano solo un modo per nascondersi dietro una nuova posizione".
"È giusto che ci sia una discussione seria, quando il mondo cambia il compito di un grande partito della sinistra è trovare luoghi e sedi per capire come collocarsi in questa stagione - fa eco Gianni Cuperlo sempre ai cronisti in Transatlantico -. È una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie. Io so che nel partito con la parola Congresso si evocano altre dinamiche. Ma quello che conta è che sento fortissima questa esigenza di trovare un luogo per un confronto e una discussione approfonditi sulle novità che abbiamo di fronte negli organismi dirigenti, per una comunità che è chiamata a svolgere proprio questa funzione".
Imbarazzo invece si percepisce dalle parole di Brando Benifei. L'europarlamentare sottolinea come "il Partito Democratico sostiene la difesa europea e i necessari investimenti ma vuole spingere per una maggiore condivisione nella produzione industriale, nell'interoperabilità e nel reperimento delle risorse finanziarie. Questo - prosegue - ha portato ad avere alcune valutazioni differenti fra noi, ma nessuna espressione contraria allo sviluppo di una nuova politica di difesa e sicurezza comune, soprattutto vista la situazione di urgenza dettata dal mutato contesto geopolitico e dalle politiche della nuova amministrazione Usa".
Ma prima di loro era stato Romano Prodi a scomunicare la leader. A differenza di quest'ultima l'ex premier non ha mai negato il suo sostegno al riarmo. E ora, con il via lbera, esulta: "Attenzione, non ha senso armarsi senza una politica unitaria" europea "e quindi questo deve essere un primo passo verso una governo europeo che comprenda anche nelle sue funzioni la difesa, come tutti i governi di questo mondo. Ecco, questo è quello che vorrei" e "non si pensi che questo possa sostituire il compito futuro di avere un vero governo europeo".