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Starlink, Elon Musk fa deragliare la sinistra: "Lanciamo i nostri satelliti"

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Giovanni Sallusti
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L’idea, questa volta, è geniale. Poiché il Pd sulla Terra è allo sfacelo, ha una dozzina di posizioni sulla guerra, è retrocesso su un antiamericanismo da anni Settanta, sforna autogol comunicativi devastanti come il meme che doveva sfottere Matteo Salvini e invece ha indignato mezzo partito, non resta che la mossa del cavallo (alato). Spostare la contesa nella stratosfera. È lotta dura, allora, ai fascisti su Marte, leggi Elon Musk e le sue reti satellitari. 2025, Elly e compagni inaugurano la loro personale odissea nello spazio. Più Vanzina che Kubrick, anche se l’innesco della questione è tremendamente serio. Trattasi della querelle che ieri ha contrapposto il governo polacco al Doge e all’amministrazione americana. «Se SpaceX si dimostra un fornitore inaffidabile saremo costretti a cercarne altri», ha detto il ministro degli Esteri di Varsavia Radoslaw Sikorski. Il riferimento era alla presunta intenzione di Musk di negare il sistema Starlink all’Ucraina. In realtà, il patron di X aveva fatto notare che la sua tecnologia è «la spina dorsale dell’esercito ucraino», tanto che «l’intera linea del fronte crollerebbe se lo spegnessi». Allusione che anzitutto è vera, e in secondo luogo pare inserirsi più nella dialettica negoziale in corso tra Washington e Kiev che annunciare un provvedimento concreto. Infatti il segretario di Stato Marco Rubio tronca la discussione: «Semplicemente inventano cose, nessuno ha minacciato di tagliare fuori l’Ucraina da Starlink».

FUORI DI TESTA
Fin qui, siamo alle dinamiche tra adulti: la tragedia della Storia che si fa in diretta, gli incastri della geopolitica, le scelte che possono deviare il destino degli uomini e dei popoli. Poi, c’è quell’assemblea permanente del liceo a cui Elly Schlein ha ridotto il principale partito della sinistra italiana, dove scatta subito (tra una retrospettiva sull’imperialismo yankee e la richiesta di dimissioni di un ministro estratto a caso) il tam-tam: è la nostra occasione per la dare “l’assalto al cielo”. Per i padri e per i nonni era un motto del Sessantotto parigino, l’inverosimile ubris palingenetica di una rivoluzione che in realtà era un passatempo borghese. Per loro, che hanno rinunciato a qualunque senso del ridicolo, è da intendersi in senso letterale: si va alla conquista dello spazio, Largo del Nazareno come Cape Canareval. La linea la dà Elly, la capoclasse: «Il governo cambi subito rotta e sul ddl Spazio non si faccia dettare la linea da Musk. Senza una rete satellitare europea efficiente e competitiva la difesa europea non potrà mai esistere».

 

 

È esattamente il contrario: qualunque postura difensiva che voglia essere militarmente e tecnologicamente credibile non può prescindere dalle infrastrutture muskiane, che oggi (forse è questo che li indispettisce) sono nettamente avanti anche rispetto alla Cina comunista, figuriamoci al pachiderma eurocratico (il progetto continentale Iris2 non sarà operativo prima del 2030, mentre ad oggi i satelliti di SpaceX sono già più di 7600). Ma non conta la realtà, conta la sua rappresentazione dem: parte la guerra spaziale, si muovono le prime linee. Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Unione Europa: «È allarmante che il nostro governo abbia scelto di fare d affidamento su Starlink senza perseguire invece una strategia autonoma di lungo periodo volta a sostenere la creazione di infrastrutture di sicurezza e difesa europee». Sul lungo periodo siamo tutti morti, gli direbbe John Maynard Keynes, ma a loro non interessa, loro sono già partiti, iPhone in mano e scolapasta in testa, all’assalto degli stabilimenti texani di Musk. Digita e diffonde alle agenzie Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria nazionale del Partito democratico: «Musk non può dettare la linea, il governo riveda il ddl spazio e lavori per una rete satellitare europea». Gli schleiniani, evidentemente, sono in possesso di tecnologie a cui gli ingegneri di Elon non sono ancora arrivati, e soprattutto sono in grado di metterle a terra in tempi che Oltreoceano si sognano. Non contenti di sfondare la barriera del verosimile, più che del suono, approdano direttamente in galassie alternative, riscoprendosi (loro!) guardiani della sovranità nazionale. L’ex spalla di Santoro e attuale responsabile informazione Pd, Sandro Ruotolo: «Le frasi di Musk confermano quanto sia urgente e indispensabile un sistema satellitare europeo autonomo. La nostra sovranità tecnologica non può essere ostaggio di decisioni unilaterali prese oltreoceano».


COWBOY CATTIVI
Il più avveniristico è Stefano Graziano, capogruppo democratico in commissione Difesa alla Camera: «Il governo deve garantire un sistema di sicurezza autonomo e indipendente». Insomma o la premier annuncia domattina a Camere riunite una costellazione di satelliti tricolori all’altezza delle performance di Starlink, che sicuramente custodirà nel cassetto, o è chiaramente una collaborazionista del disegno imperiale a stelle e strisce (avendo vinto i Repubblicani, sull’altra sponda dell’Atlantico sono di nuovo cowboy cattivi). Sono le Balle Spaziali al tempo di Elly. Mentre fuori accelerano le convulsioni della Storia, loro si danno al cazzeggio planetario. Che poi, a pensarci, non sarebbe neanche male: pensate la segretaria in tuta da cosmonauta, magari con al fianco gli astro -scudieri Bonelli&Fratoianni. Dieci secondi al lancio, poi torniamo ad occuparci di cose serie. 

 

 

 

 

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