Giri d'Italia

Elly Schlein, l'ultima sceneggiata: visite guidate in fabbrica

Alessandro Gonzato

Ritorna il “Dem tour”. Venghino signori venghino, comprate gli ultimi biglietti, il torpedone riparte l’11 marzo, che è domani. Lo spettacolo si preannuncia al solito irresistibile. Destinazione Marche, dove si voterà in autunno. Il nuovo palco sarà quello delle fabbriche, luoghi sconosciuti per molti degli stessi attori del Pd, anche se - va detto - qualche illustre precedente c’è, e dunque non sarà un debutto assoluto. Alessandra Moretti, ad esempio, nel 2015 candidata a governatore del Veneto e oggi europarlamentare, ci provò a esibirsi nei capannoni, lei che in contrapposizione a Rosy Bindi si definiva “LadyLike” e che dopo la scoppola elettorale rimbrottò i collaboratori per averla vestita «con un look castigato, da ferrotranviere». L’avevano snaturata, questa l’accusa. Scoppiò un casino, anche con la Bindi, e la Moretti, bersaniana di ferro fulminata sulla via di Renzi da Rignano, dovette scusarsi.

Cosa significava essere “LadyLike”? Che anche l’occhio voleva la sua parte, e ricordiamo il vademecum: primo, andare dall’estetista una volta alla settimana; secondo, tolleranza zero ai capelli bianchi, obbligatoria la tinta o le mèches (il primo a lanciare la tolleranza zero, anzi “doppio zero”, fu lo sceriffo di Treviso Gentilini, ma lui parlava di immigrati); terzo, stop ai peli superflui. Che tempi! Ora è Andrea Orlando a organizzare le visite guidate alle tute blu, il dem non ha gli occhi della collega Alessandra ma è fiducioso che gli operai gli crederanno. L’ex ministro, di recente sconfitto alle Regionali liguri dove dopo l’arresto di Toti aveva un rigore a porta vuota che ha fallito come il miglior Egidio Calloni, ha annunciato che domani «inizierà la prima tappa di un percorso che ci porterà ad affrontare un tema cruciale per il futuro dell’Italia: l’industria». Maddai!

 

«Noi vogliamo una reindustrializzazione del Paese», ha spiegato l’Orlando, «anzi, noi vogliamo bloccare il processo di deinidustrializzazione del Paese». Poi il dem si è addentrato in una supercazzola per contestare il record di occupazione (certificato da tutti ma fa nulla) raggiunto negli ultimi mesi: «I lavoratori si sono trasferiti dall’industria al terzo settore», ha contestato, «dove i salari sono più bassi». E in effetti erano più alti nei dieci anni in cui il Pd ha governato senza vincere le elezioni, evento verificatosi l’ultima volta 19 anni fa. Comunque: Elly prepara la divisa da metalmeccanico ma nel frattempo – anche se in pochi la stanno vedendo arrivare – porta avanti un altro tour, quello lanciato a inizio febbraio sul proscenio del terzo settore. Venti tappe inaugurate dalla performance a Monterotondo, alle porte di Roma. Gli spettacoli sono stati pubblicizzati con l’immagine di un pulmino giallo in stile figli dei fiori con sulla fiancata la scritta “Viaggio nel terzo settore”.

Particolare attenzione per le cooperative, realtà che i Dem conoscono bene, queste sì, con il legame che s’è fatto stretto ai tempi dell’accoglienza indiscriminata. Ma scusate, la Schlein non era già impegnata a far campagna elettorale nelle scuole? Sì, cioè no, perché quando un mese fa s’è presentata al “Gianni Rodari” de L’Aquila prima è stata rimbalzata dal presidente, perché nessuno nel meraviglioso mondo di Elly aveva chiesto l’autorizzazione. Poi col preside è riuscita a parlarci, ma fuori dal cancello, come al liceo durante le occupazioni. Sennonché Elly aveva lanciato anche il tour in spiaggia, la mitologica “Estate militante”, però quel paio di volte che ci è andata alcuni bagnanti si sono finti morti, altri si sono buttati nelle buche scavate dai figli, altri ancora hanno chiesto l’intervento del bagnino, ché l’«intersezionalità» e i «salti quantici» sotto la canicola possono provocare malori.

Riposte le biglie nello zainetto la capodem, dopo una manciata di settimane, s’è messa in testa l’idea meravigliosa di partire anche col tour negli ospedali, un altro flop, e almeno non si è presentata in corsia con lo stetoscopio. Ha però continuato a ripetere che questo governo ha tagliato questo e quello – praticamente è un miracolo se gli ospedali esistono ancora – e quando qualcuno le ha fatto notare che la sinistra ha sforbiciato 38 miliardi alla sanità in 8 anni Elly ha provato a svicolare ballando “Maracaibo”. Adesso però si torna in pullman, comincia la primavera. Prima le Marche, il 17 in Emilia Romagna e la settimana dopo in Liguria. Sul torpedone dem si canterà “Quel mazzolin di fiori” e pare, ma potrebbero essere solo voci, che a dirigere il coro sarà il baffone di Sandro Ruotolo, su e giù - il baffo- come la bacchetta dei direttori d’orchestra.