Il caso
Vance spiana "Repubblica", volano parole pesantissime: "Disonesti"
Devono essere saltati gli ultimi freni inibitori nella stampa ostile a Donald Trump. Altrimenti non spiega cosa spinga- se non il pregiudizio politico, appunto - il corrispondente britannico di un quotidiano italiano - La Repubblica - a interpretare le parole del vicepresidente degli Stati Uniti per piegarle alla polemica politica sul dossier del momento: la proposta di “pace” europea, sotto forma di garanzie militari all’Ucraina, una volta cessato il fuoco tra Mosca e Kiev. Obiettivo: far apparire l’amministrazione Trump ostile a Francia e Gran Bretagna con tanto di “offesa alla memoria” al contributo di sangue dei due Paesi nel corso della storia.
Antefatto: l’intervista esclusiva che il numero due della Casa Bianca, J. D. Vance, rilascia a Sean Hannity, uno dei volti simbolo di Fox News, all’indomani del vertice di Londra dei Paesi europei. Al centro del colloquio tra il vicepresidente e il conduttore, il destino dell’Ucraina dopo la disastrosa missione americana del numero uno di Kiev, Volodymyr Zelensky. Rispondendo a un’osservazione di Hannity sull’accordo per i minerali con gli Stati Uniti e il futuro dell’Ucraina, Vance afferma che «se vuoi reali garanzie perla sicurezza (...), sicurezza che Vladimir Putin non invada l’Ucraina di nuovo, la garanzia migliore è quella di dare agli americani un beneficio economico nel futuro dell’Ucraina» (l’accordo sulle “terre rare” e lo sfruttamento dei minerali, quello che Zelensky non ha firmato venerdì scorso alla Casa Bianca). E qui Vance fa un paragone tra quella strada e quella, invece, imboccata da Londra e Parigi con l’ipotesi di schierare sul terreno circa 20mila soldati europei a mo’ di forza di interposizione tra Mosca e Kiev. Il mineral deal, sostiene il vicepresidente degli Stati Uniti, sarebbe una garanzia migliore rispetto ai «20mila soldati provenienti da qualche Paese a caso che non ha combattuto una guerra da 30 o 40 anni».
La parola chiave della risposta di Vance è random. Non serve parlare un inglese madrelingua per comprenderne il significato: “casuale”, “arbitrario”. Riferito, naturalmente, all’aliquota militare che dovrebbe garantire la sicurezza di Kiev una volta siglata un’intesa tra Ucraina e Russia. Vance si sta riferendo ai cosiddetti peacekeeper, ovvero i Paesi Ue che dovrebbero spedire le truppe in territorio ucraino. Un contingente di cui si sa poco o nulla, se non che dovrebbe essere composto da 20mila unità, appunto. Una forza che Londra e Parigi stanno facendo fatica ad alimenLo scambio di tweet, su X, tra il giornalista di Repubblica e J. D. Vance tare, se è vero che la stampa ha ribattezzato la coalizione europea in gestazione come la “lista dei volenterosi” in assenza di un mandato delle Nazioni Unite. Un chiaro riferimento al modo casuale con il quale, seppure a livello embrionale, sta prendendo forma la forza di interposizione. Del resto finora sono usciti nomi di contributor a casaccio: inglesi, francesi, ma anche lituani, estoni, lettoni, danesi e svedesi. Eppure per Antonello Guerrera di Repubblica, quello di Vance diventa un attacco a Francia e Gran Bretagna.
«Brutte notizie per Starmer e Macron. Vance conferma che le uniche garanzie di sicurezza per l’Ucraina saranno l’accordo sui minerali. Sminuisce una forza di peacekeeping britannica e francese come “20mila soldati di qualche Paese a caso che non ha combattuto una guerra in 30 o 40 anni”», scrive su X il corrispondente da Londra di Repubblica, allegando lo stralcio dell’intervista di Vance a Fox. Un tweet che non sfugge al vicepresidente americano, che decide di rispondere a sua volta allegando il post di Guerrera: «Questo è assolutamente disonesto. Io non ho mai menzionato Regno Unito o Francia nella clip. Due Paesi, entrambi, che hanno combattuto coraggiosamente insieme agli Stati Uniti negli ultimi 20 anni, e oltre». Un riferimento all’impegno militare di Londra e Parigi non solo nelle ultime operazioni militari occidentali (Afghanistan, Iraq), ma anche «oltre», ovvero alla prima Guerra del Golfo e alla Seconda guerra mondiale. Non sono certo loro i destinatari delle sue parole, quanto - «diciamolo chiaramente», aggiunge con un tweet esplicativo - i «molti Paesi che offrono volontariamente supporto (in forma privata o pubblica) senza avere né l’esperienza sul campo di battaglia né l’equipaggiamento militare per fare qualcosa di significativo». Non contento di aver incassato la smentita, il giornalista di Repubblica insiste e con un nuovo tweet chiede al vicepresidente Usa di «dirci a quali “Paesi a caso” stava riferendosi nel video, dal momento che fino a ora solo la Gran Bretagna e la Francia hanno annunciato di essere disposte a inviare forze di pace in Ucraina». Freni inibitori addìo.