Piazza rossa

Repubblica incassa il "no" di Forza Italia: fallito il blitz per spaccare il centrodestra è fallito

Enrico Paoli

Per fortuna l’hanno presa larga, larghissima addirittura. Avendo a disposizione ben 12 giorni per metter su la piazzata romana della sinistra per l’Europa, così l’ha battezzata il quotidiano La Repubblica impegnato a dare un corpo (e forse anche un’anima) all’idea lanciata da Michele Serra sulle colonne giornale fondato da Eugenio Scalfari, i modi per rimediare alle defezioni eccellenti, come quella di Forza Italia, o per convincere i tanti indecisi potrebbero pure esserci. Sempre ammesso che le odierne motivazioni di questa manifestazione, il 15 marzo a Roma con il partito dei sindaci in testa, lo siano anche domani. Dodici giorni, con l’attuale contesto internazionale, sono un tempo infinito. E non è certo un dettaglio.

Come non lo è la doccia fredda rimediata dal partito di Repubblica, guidato dal neo segretario, Michele Serra, con il secco no di Forza Italia. «Europeismo e atlantismo sono tra i valori fondanti di Fi e ricordiamo che le linee di politica internazionale del governo italiano sono indicate esclusivamente dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Altre iniziative non vedranno la nostra partecipazione perché la strumentalizzazione di sinistra ed estrema sinistra punta a trasformarle in manifestazioni antigovernative», spiega una nota di Fi.

 

 

 

Un modo, quello degli azzurri, tanto garbato quanto netto per sbattere la porta in faccia a chi, da giorni, ha provato a tirare per la giaccia Tajani e il partito, facendo capire che i berlusconiani sarebbero andati in piazza, a Roma. Invece il movimento conferma «il proprio impegno europeista», ma con le sue manifestazioni, a partire da quella di sabato prossimo, ad Ancona, alla quale parteciperà Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo. Sognare è lecito, ma la realtà è un’altra cosa.

E così a Repubblica, e al suo ideologo, non resta che attaccarsi al partito dei sindaci, buono per tutte le stagioni, nel tentativo di metter su una piazza romana priva di vere connotazioni politiche. Come se l’appuntamento del 15 fosse realmente una cosa spontanea, e non il chiaro tentativo di diventare la quinta colonna di un centrosinistra privo di spina dorsale, al quale servire slogan e parole d’ordine. Se non addirittura una nuova ragione sociale, considerando i tanti maldipancia, come conferma plasticamente la senatrice dem, Simona Malpezzi. «Anche l’opposizione oggi non ci sente, non ci sono tutte le forze dell’opposizione, qui in piazza», spiega l’esponente del Pd, parlando a margine di un evento di solidarietà al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in corso in piazza Mercanti, a Milano. Da qui al 15 marzo, però, qualcuno forse riusciranno a convincerlo.

 

 

 

Ma proprio perché il centrosinistra è in evidente stato d’affanno, tutto il peso dell’appuntamento romano viene scaricato sulle spalle dei primi cittadini, guidati dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, quello di Milano, Beppe Sala, e altri 13 colleghi di grandi città. «Sarà una manifestazione aperta a chiunque, di qualsiasi fede politica, si senta cittadino europeo», si legge nel messaggio-appello sui social, «senza simboli di partito, solo il blu stellato della bandiera dell’Unione Europea».

E proprio perché il claim coniato dal partito dei sindaci per l’appuntamento di piazza del Popolo vuol essere popolare, se non proprio populista, Repubblica ha provato a smuovere le acque andando ripescare l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini.
«I veri patrioti sono gli ucraini, la destra stia con loro. Il governo non deve avere esitazioni sulla linea filoeuropea e pro-ucraina», sostiene l’ex leader di An. Quanto alla proposta di Serra, Fini la trova «sensata, non avrei difficoltà ad aderire».

Lui sì, il centrodestra no, visto che dalle fila di Lega e Fratelli d’Italia all’appello di Fini fa da eco un vasto silenzio. E diversamente non potrebbe essere. Mai come in questa fase conta il lavoro delle diplomazie e della politica e pensare che una piazzata possa risolvere i problemi è quanto mai illusorio. Soprattutto quando il retro pensiero è quello di usare il sì all’Europa, titolo di testa della manifestazione romana, per dire no al governo in carica e attaccare Trump, a testa bassa pure. E dodici giorni, forse, serviranno proprio per costruire questo castello di carte...