Progressisti a brandelli
Sinistra in tilt sulle piazze: bandiera della Ue o con Giuseppe Conte
Scendere o non scendere in piazza? E per cosa? Contro chi? Dove? Ma, soprattutto, al fianco di chi? È psicodramma a sinistra sulla partecipazione a questa o quella manifestazione. Da una parte l’appello di Michele Serra su Repubblica per una piazza pro Europa, dall’altra l’arringa di Giuseppe Conte per un sit-in anti-governo. Risultato: l’opposizione è in tilt. Cortocircuito totale tra indecisioni, veti e contro veti.
Ma proviamo a mettere ordine. I primi ad accodarsi all’adunata sponsorizzata dalla firma progressista «per l’Europa, la sua unità e la sua libertà», senza bandiere di partito ma solo vessilli blu con stelle gialle, sono i moderati di Italia Viva («Facciamola a Milano, presto, il 15 marzo. Tutti in piazza per l’Europa», avanza il senatore Ivan Scalfarotto), Azione («Ci saremo. Oggi più che mai. Uniti, insieme, per ribadire e difendere i nostri valori», la linea del partito di Carlo Calenda) e +Europa («Noi ci siamo. Una grande piazza che potrebbe essere organizzata il 25 di marzo, giorno in cui si celebra la firma del Trattato di Roma», dice il segretario Riccardo Magi).
E il Pd? Le adesioni spontanee arrivano alla spicciola - i primi sono quelli dell’area riformista, poi spuntano gli esponenenti di tutte le correnti dem ma la segretaria del partito? Elly Schlein ha scelto Repubblica, oggi stesso, per iscriversi alla piazza europeista.
Dall’ala più sinistra della coalizione, il duo Bonelli-Fratoianni, invece arriva un “sì” con riserva. Dice il primo (il verde): «Certamente con alcuni avremo visioni diverse su quale Europa vogliamo, ma la nostra è un’Europa che costruisce la pace, non lavora per il riarmo e sceglie la via del dialogo e della diplomazia e si batte per politiche che contrastino la crisi climatica». Si unisce il secondo (il rosso): «Se la condizione per andare in quella piazza è dire “l’Europa continui con la spesa per armamenti”, dico no grazie; se invece è l’Europa che deroga al patto di stabilità per finanziare la spesa sociale, le politiche industriali e la transizione verde, allora ci siamo». I grillini restano defilati. Per due motivi: l’euroscetticismo di fondo e la manifestazione contro il governo Meloni lanciata ieri (tu guarda il caso...). Ci sarebbero già data e luogo: il 5 aprile a Roma.
«Dobbiamo dire basta, fermiamoci, non vogliamo ritrovarci con l’Italia in bolletta», attacca Giuseppe Conte. E ancora: «Il governo ha appena adottato un decretino di tre miliardi, è una cosa ridicola, nello stesso momento in cui l’Istat ha certificato un aumento vertiginoso del carrello della spesa. Ma si rendono conto delle difficoltà delle famiglie e delle imprese? In che mondo vivono? E stanno programmando nello stesso tempo un aumento delle spese militari sino a 20 miliardi».
E sulla piazza per l’Europa il leader pentastellato è tranchant: «Non ci confondiamo con le piazze. Io ho presentato la nostra». Dove sicuramente non ci saranno né Italia Viva né Azione e chissà che non sganci il pacco anche il Pd... Nei giorni scorsi, infatti, Schlein non aveva nascosto un certo fastidio.
«Io avevo dato subito la disponibilità a costruire insieme una piattaforma condivisa, ma mi pare di capire che non sia questa l’intenzione», aveva spiegato la segretaria dem. Della serie: se ci chiamate valutiamo, altrimenti tanti saluti. È la politica estera- dallo scorporo delle spese militari dal Patto di Stabilità al no all’invio di armi all’Ucraina, su cui i 5 Stelle non transigono e al contrario i piddini hanno sensibilità molto diverse al loro interno - a tracciare il solco più grosso tra Elly e Giuseppe.
Una sintesi politica tra tutte le forze in campo, a sinistra, è complicato, per non dire impossibile. Più facile che Trump e Zelensky si abbraccino al prossimo (ci sarà?) incontro. «Quando si leggono le capriole logiche di Elly Schlein che dice di non riconoscersi né con Trump finto pacifista né con l’Europa per continuare la guerra, è giusto chiedersi: ma al Pd è rimasto un qualche contatto con la realtà? Se lo chiede anche Giuseppe Conte, il quale ha annunciato che la piazza del M5S del 5 aprile rimane autonoma rispetto al Pd. La confusione è lo stato naturale in cui navigala sinistra italiana», riassume (bene) Osvaldo Napoli, non un uomo del governo ma un membro della segreteria nazionale di Azione.