L'editoriale di Mario Sechi

Grandi e piccoli: trovate le differenze

Mario Sechi

Come si misura la grandezza di un leader? Dai fatti, contano soltanto i fatti, non le chiacchiere degli avversari né i complimenti interessati, ma la cronaca delle cose che accadono. Anno 2025, lunedì 24 febbraio, cronaca della giornata di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei ministri: riunione del G7 sulla crisi in Ucraina; telefonata di complimenti e primo scambio di vedute sullo scenario europeo con il vincitore delle elezioni in Germania, Friedrich Merz; vertice con il leader degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, per la firma di accordi economici del valore di 40 miliardi di dollari; Consiglio dei ministri in cui Meloni rinvia il provvedimento sulle bollette perché lo vuole migliorare rispetto ai bisogni delle famiglie italiane; sondaggio Swg sui consensi dei partiti dove Fratelli d’Italia, dopo due anni e mezzo di governo, è oltre il 30 per cento; dulcis in fundo, chiusura della giornata con il botto, conferenza stampa di Donald Trump e Emmanuel Macron nello Studio Ovale a Washington, con il presidente degli Stati Uniti d’America che decide di rimarcare «la leadership molto forte» di «Giorgia».

Immaginate la faccia di Macron mentre l’uomo più potente del mondo parla così della premier italiana. E provate a dare una “pittata” all’espressione di Elly Schlein e di Giuseppe Conte e di tutti gli altri aspiranti leaderini dell’opposizione in questa giornata. La realtà è più forte della propaganda, Meloni è una professionista come non se ne vedevano da tempo, è del mestiere, ha mangiato fin da piccola «minestra e politica» (conio di Francesco Cossiga), e questo la rende diversa, temprata, naturalmente non infallibile, ma di gran lunga una delle figure più brillanti dello scenario internazionale. Governare è difficile, in questi tempi lo è ancor di più, ma gli italiani sanno che Meloni e il centrodestra sono una garanzia di stabilità. Niente colpi di testa, non c’è nessuna avventura, come cantava Lucio Dalla, «l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale»