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Schlein e Franceschini, nervi tesi sulle scale a Montecitorio: "Sto telefonando"
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Nervi tesi dentro al Pd. Si dice che Elly Schlein e Dario Franceschini siano ai ferri corti, intenti ad accaparrarsi l'alleanza di Andrea Orlando e della sua corrente. Sulle scale di Montecitorio, scrive Carmelo Caruso in un ricco retroscena sul Foglio, la segretaria e l'ex dominus del Partito democratico sono stati protagonisti di un siparietto illuminante, a suo modo.
Dopo averlo scacciato con un poco garbato "sono al telefono", Elly ha avvicinato nuovamente Dario, scusandosi con gli altri presenti: "Dobbiamo ragionare di politica estera". Ma "quando nel Pd dicono 'politica estera' significa che stanno per parlare delle prossime liste elettorali e di listino bloccato - scrive Caruso -. Quando usano la frase 'bisogna tutelarsi per la notte delle liste' sembra che parlino del viaggio al temine della notte di Celine, un’esperienza totale, un sabba".
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E che il Nazareno sia un Vietnam lo testimoniano proprio le trattative serrate, alla luce del sole ma più spesso sottobanco, per conquistare il controllo della maggioranza del partito. Come detto, sia Schlein sia Franceschini ambiscono a stringere un accordo blindato con Orlando, ex ministro della Giustizia e del Lavoro. C'è chi parla di "fusione" tra la corrente di Elly e quella del ras ligure, ma la forza del secondo è tale che c'è chi corregge e rovescia i termini, è Orlando che ingloba Schlein e non viceversa.
Un po' di nomi. Nella segreteria Pd sono presenti gli "orlandiani" Michele Fina, il tesoriere (oggi però più vicino a Elly), Antonio Misiani responsabile economico, Marco Sarracino, che ha la delega alle aree interne e il dossier Campania (odiatissimo, per questo, dal governatore Vincenzo De Luca). E poi c'è il potente Peppe Provenzano, un tempo definito "il nuovo Orlando" che oggi però Franceschini avrebbe preso sotto la sua ala. Di lui dicono: "Cena nelle ambasciate, nelle tavole italiane che contano. E’ stato accettato dalle élite. Lo sta introducendo Franceschini". Appunto. E così si procede, tra sgarbi reciproci. Come la decisione di Schlein di piazzare Nico Stumpo commissario in Sicilia, senza neppure avvisare l'ex ministro della Cultura.
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Schlein sa che per avere speranze di venire nominata candidata premier dal suo partito, avrà bisogno del sostegno della maggioranza degli "azionisti" interni. Da una parte c'è Base riformista del duo Guerini-Alfieri, poi ci sono gli orlandiani e, appunto, Areadem di Franceschini, più una serie di "tende": Amendola, Orfini, Bonaccini, Zingaretti, Paolo Gentiloni. Ognuno di loro sarà decisivo nel determinare il futuro politico di Elly, già alacremente al lavoro.
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