L'editoriale di Mario Sechi

La rivoluzione che serve all'Europa

Mario Sechi

L’effetto Trump è uno tsunami sull’Unione europea. Quello che non hanno ancora compreso le leadership del Vecchio Continente (isola d’Inghilterra compresa) è che Trump non è un’anomalia, è il corso della storia americana, di cui il 47esimo presidente è solo la punta dell’iceberg. Ieri ho partecipato a un dibattito con Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, ospite di Lilli Gruber a La7. Ha fatto di Trump un ritratto oscuro, ma più lo ascoltavo e più mi convincevo che l’analisi progressista arriva a conclusioni sbagliate perché non coglie lo spirito del tempo.

Trump non è un’eccezione, bastava ascoltare il vicepresidente J.D. Vance a Parigi e a Monaco per vedere all’opera un giovane politico di talento, colto, con un linguaggio diretto e le idee chiare su cosa fare. È il governo Maga di cui i raffinati intellettuali - che ieri ci spiegavano perché Trump avrebbe perso e oggi in testacoda ci dicono perché ha vinto - non capiscono un fico secco. Le presunte classi colte sono uno dei grandi problemi dell’Europa, scambiano i loro desideri per realtà.

Travolti da un destino di irrilevanza, a Bruxelles sono giunti a una conclusione che Giorgia Meloni chiedeva da oltre due anni: levare dalle regole del Patto di Stabilità le spese per la difesa. Benvenuti a bordo, compagni della Commissione! È un passo avanti, ma quello che sta sopra e sotto la proposta di Von der Leyen - e che naturalmente non si dice - è che il “nuovo” Patto di Stabilità è già morto di fronte all’ondata americana. Scorporare le spese militari non è sufficiente per fermare la follia europea. Dobbiamo finanziare investimenti sull’intelligenza artificiale (che va trattata come un’arma delle grandi potenze), dare all’Unione una efficace autonomia energetica, decidere come smantellare e ricostruire su basi sostenibili la politica del welfare. Queste cose si fanno non contro ma con l’America, a meno che non pensiamo di diventare un protettorato asiatico, come in una distopia di Philip K. Dick. Siamo di fronte a una svolta storica, è la caduta dei giganti.