Capito?
Sondaggio di Romeo, in tutta Europa a gay e Lgbt piace la destra
Votare per la destra sovranista non è più un tabù nella comunità Lgbt. La conferma è arrivata in questi giorni da un sondaggio di Romeo, una delle principali app di incontri per uomini gay e bisessuali, secondo cui il 27,9% di loro è pronto a votare AfD alle prossime elezioni federali (si terranno il 23 febbraio), ossia il partito di estrema destra guidato da Alice Weidel. La simpatia per AfD, stando all’inchiesta di Romeo, è ancor più netta tra i giovani: nella fascia 18-24 anni, arriva addirittura al 34,7%, superando ampiamente qualsiasi altro partito. Nella fascia 25-39 anni il sostegno si attesta al 28,5%, tra gli over 40 cala leggermente, 27,2%, e tra gli over 60 scende al 19,8% (sono i Verdi e Spd i partiti più forti in questa fascia).
La sinistra tedesca si è subito arrabattata a minimizzare il risultato, dicendo che l’indagine condotta tra il 24 gennaio e il 2 febbraio su oltre 60.000 utenti di Romeo è ingannevole, che il campione non è statisticamente rappresentativo. Ma l’indignazione e i tentativi di sminuire l’inchiesta dell’app sono legati esclusivamente al risultato finale, che mostra una realtà diversa da quella che un certo mondo progressista si ostina a dipingere. Il merito dell’avvicinamento della comunità Lgbt a AfD è soprattutto della leader, Alice Weidel, notoriamente lesbica e la cui compagna è una produttrice cinematografica svizzera originaria dello Sri Lanka, con la quale si è unita civilmente. Weidel fece coming out durante un comizio a Monaco il 20 settembre 2017, quattro giorni prima della tornata elettorale nazionale che avrebbe visto l’AfD conquistare quasi il 13% dei voti e ottenere 94 seggi al Bundestag.
«Non sono dell’AfD nonostante sia lesbica. Lo sono perché sono lesbica», affermò Weidel davanti ai militanti, prima di aggiungere: «L’unica protezione reale per i gay e le lesbiche in Germania è l’AfD». Perché la minaccia per gli omosessuali tedeschi deriva anzitutto dalla «popolazione musulmana che in Germania continua a crescere e con essa l’intolleranza verso il nostro stile di vita», sottolineò Weidel. Non è stato chiesto esplicitamente ai votanti di Romeo, ma è evidente che il loro voto per AfD è anche un voto di protesta contro l’avanzata dell’Islam integralista in Germania, ostile agli omosessuali.
LA SITUAZIONE IN OLANDA
La stessa situazione si sta verificando in Olanda, dove Geert Wilders, leader del Partito per la libertà (Pvv), la formazione della destra identitaria, sta raccogliendo sempre più consensi nella comunità Lgbt. Wilders, che alle elezioni politiche del 2023 ha ottenuto il maggior numero di voti e guida la coalizione che governa l’Olanda pur non essendo primo ministro, si è sempre mostrato attento alla difesa dei diritti degli omosessuali contro l’intolleranza dei cittadini di confessione islamica, colpevoli, per motivi religiosi, della maggior parte delle aggressioni omofobe nel Paese. Non a caso, nel contratto di coalizione, Wilders ha imposto misure più severe contro i richiedenti asilo che in Olanda potrebbero causare problemi alle persone Lgbt o cristiane, ossia provenienti da Paesi islamici dove le comunità Lgbt e le minoranze religiose sono perseguitate.
VERO EREDE
Il leader di Pvv, da questo punto di vista, è il vero erede di Pim Fortuyn, icona gay della destra olandese e strenuo difensore dei valori libertari, che negli ultimi anni della sua vita (venne assassinato nel 2002 da un ambientalista fanatico) cercò di dare una sveglia al suo Paese sull’offensiva dell’Islam politico e sui pericoli che avrebbe comportato per la comunità Lgbt. In Francia, l’elettorato gay ha iniziato a votare per la destra sovranista da quando Marine Le Pen ha assunto le redini del Front national, oggi Rassemblement national. Già nel 2015, un sondaggio Cevipof aveva evidenziato che al primo turno delle regionali il 32,45% delle coppie gay sposate aveva votato per la formazione frontista. «Sento che, sempre di più, in certi quartieri, non è facile essere donne, omosessuali ed ebrei. E neppure francesi o bianchi», disse Le Pen in un comizio a Lione. Secondo Yannick Barbe, ex direttore della rivista gay Têtu, «fu una frase importante», che cambiò la percezione della destra sovranista da parte dell’elettorato Lgbt. «Marine Le Pen ha detto sostanzialmente all’elettorato omosessuale: so che soffrite di discriminazione. E chi vi discrimina? Gli immigrati e i musulmani».
Un libro-inchiesta, intitolato Rose Marine, raccontò nel 2016 l’influenza su Marine dell’ex superconsigliere Florian Philippot, omosessuale dichiarato, e di Sébastien Chenu, fondatore dell’associazione GayLib, tuttora nelle fila del partito lepenista come vicepresidente. Da allora, i diritti Lgbt non sono più una tematica secondaria. Nel 2012, Didier Lestrade, giornalista ed ex militante di Act-Up (storico movimento di lotta all’Aids), raccontò il cambiamento di colore politico degli omosessuali di Francia in Pourquoi les gays sont passés à droite. All’epoca venne sbeffeggiato, oggi la realtà gli sta dando ragione.