L'editoriale

La vera partita in banca è la sovranità finanziaria

Mario Sechi

Gestire il risparmio degli italiani significa orientare il futuro di una nazione, i puristi del mercato libero dimenticano questo “dettaglio” quando pretendono che la politica non si occupi delle vicende del sistema bancario. Chi guida lo Stato ha una bussola e un obiettivo superiore, quello dell’interesse nazionale, la sua difesa in uno scenario dove si è riacceso lo scontro tra le grandi potenze.

Ieri Carlo Messina, ad di Banca Intesa, ha detto che «Giorgia Meloni ha un prestigio unico tra gli investitori internazionali», confermando l’importanza di una leadership stabile e riconosciuta l’estero. Politica e finanza sono i pilastri del “sistema” che regge lo Stato, il lavoro delle banche raccogliere e prestare denaro - è il motore dell’economia, ma non si tratta di una funzione “neutra”, perché il proprietario di quel motore decide come usarlo, dove indirizzare gli investimenti, quali acquisti sollecitare e quali scoraggiare, compra e vende i titoli di Stato, finanzia le aziende, influisce sul successo o sul fallimento di un’idea, promuove il talento, cura il patrimonio immobiliare e la cassa delle famiglie. L’Italia è forte se la sua sovranità finanziaria è salvaguardata. Va tutto bene? L’intesa tra Generali e i francesi di Natixis per creare una nuova società di investimento da 1900 miliardi di euro è un’operazione che favorisce Parigi fin dal principio, nei numeri e nei nomi dei vertici dove compaiono tre francesi, un americano e nessun italiano. Le persone sono le cose. Sarebbe questa un’operazione che tutela la sovranità finanziaria? Quali sono i profili di rischio?

Bisogna rispondere alla domanda, c’è in ballo il risparmio degli italiani. In questo gioco di fumo e specchi dove compare sempre Parigi, l’Offerta pubblica di scambio del Monte dei Paschi su Mediobanca assume un’importanza straordinaria: parla italiano con la presenza dello Stato, del gruppo Caltagirone e della Delfin degli eredi Del Vecchio, è «un’operazione di mercato» (Messina dixit) e ha una logica industriale perché mette insieme istituzioni complementari.

In questo campo di battaglia, si agita Andrea Orcel, il numero uno di Unicredit che si muove come il manager di un fondo d’investimento: ieri ha formalizzato al governo l’offerta per l’acquisto di Banca Popolare di Milano, la scorsa settimana ha comprato il 4% di Generali, punta all’acquisto di Commerzbank in Germania. Sono accesi molti forni, ma come abbiamo visto, non tutti sono buoni per fare il pane che fa crescere gli italiani.