Chiuso il cerchio

Nicola Salvati, il tesoriere Pd arrestato: 7mila euro per un finto contratto all'immigrato, i dettagli dello scandalo

Simone Di Meo

La grande abbuffata del «click day». Sgominata da carabinieri e Guardia di Finanza una gang (45 indagati, 36 arresti) che si è arricchita sfruttando il Decreto Flussi per l’ingresso regolare di immigrati in Italia. Un affare, rivelano gli investigatori di Salerno, da «diversi milioni» ai danni di almeno 2mila extracomunitari, costretti a pagare fino a 7mila euro per poter ottenere falsi permessi di soggiorno.

Nella rete è finito anche il tesoriere del Partito democratico della Campania, Nicola Salvati, sospeso dal commissario regionale dem, Antonio Misiani, e sollevato dall’incarico. Salvati, che ora si trova ai domiciliari, è indicato dai magistrati insieme al padre Giuseppe come il commercialista di fiducia del gruppo, cui era demandato il compito «di emettere (...) fatture false» così «contribuendo», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, «a nascondere in maniera efficace (almeno apparentemente) il riciclaggio del denaro ottenuto illegalmente» sfruttando i manovali stranieri.

Lunga ed articolata l’inchiesta, che ha portato alla scoperta di un’organizzazione rodata e perfettamente funzionante in cui tutti avevano un compito. I primi intermediari erano cittadini del Pakistan o del Bangladesh che agganciavano, nei loro Paesi d’origine, gli aspiranti lavoratori stagionali obbligandoli a versare nelle casse della banda la «mazzetta» per agevolare le pratiche e ottenere il visto o il contratto di assunzione a tempo determinato.

Poi entravano in scena i datori di lavoro compiacenti che, dietro compenso, falsificavano la documentazione aziendale per l’inoltro delle domande. I faccendieri si occupavano invece di reperire e fabbricare le istanze, in relazione soprattutto agli alloggi da affittare fittiziamente, che passavano ai referenti dei patronati che le caricavano, a loro volta, nella piattaforma telematica dedicata nel corso dei «click day». A valle della catena c’erano gli ispettori del lavoro che chiudevano un occhio facilitando l'approvazione dei nullaosta e intervenendo in occasione di piccoli incidenti burocratici di percorso, sempre possibili nel corso dei controlli prefettizi.

 

A chiudere il cerchio i commercialisti, come Giuseppe e Nicola Salvati, che si occupavano di schermare il denaro sporco. In una intercettazione, il tesoriere del Pd dimostra di essere perfettamente a conoscenza, secondo la lettura dei fatti della Procura, dell’«attività illecita» dei suoi clienti tanto da suggerire alcune scappatoie a uno dei capi della banda a cui i militari dell’Arma hanno chiesto prova «delle retribuzioni dei lavoratori» che, in realtà, non esistono, come ammette il kapò. Salvati gli spiega: «Va bene, va bene che non li hai pagati (...) o fiscale, non è penale». Riferendosi ai possibili rischi, a suo dire, contenuti di un simile comportamento. Previsione errata. I reati contestati dagli inquirenti salernitani sono a vario titolo: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, corruzione, falso in atto pubblico e autoriciclaggio. Di una possibile manovra criminale durante i «click day» aveva parlato apertamente il premier, Giorgia Meloni, nel giugno scorso, inviando un dettagliato esposto alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, guidata da Giovanni Melillo. «Dall’analisi dei flussi», aveva detto il capo del Governo durante una riunione del Consiglio dei ministri, «emergono dati allarmanti». E aveva citato il caso della Campania, dove «meno del 3%» dei richiedenti «ha sottoscritto un vero contratto». Un’analisi che si è rivelata, numeri alla mano, corretta: nel 2024 c’erano state 336mila richieste per il lavoro stagionale rispetto alle 192mila del 2022. 

Un boom anomalo che vedeva in testa la Campania, appunto, con 123mila domande rispetto alle 89mila del 2022. A seguire la Puglia che, nello stesso periodo, era passata da 17mila e 39mila; e la Sicilia, che nel 2024 aveva contato 26mila pratiche di ingresso e soggiorno a fronte delle17mila del 2022. Venti mesi dopo è arrivata la conferma ai sospetti: la Dda di Salerno (procuratore Giuseppe Borrelli, vice Luigi Alberto Cannavale) ha scoperto una vera e propria holding specializzata nell'ingresso illegale di lavoratori, anche grazie al «pentimento» di uno dei protagonisti, Raffaele Nappi, cliente – peraltro – proprio dello studio di Giuseppe e Nicola Salvati. Il gip parla di «serialità, sistematicità e ripetitività delle condotte criminose» in sette anni di business. Possibile che, prima, nessuno se ne sia accorto? A sinistra non hanno nulla da dire?