propaganda rossa

Ecco perché Giorgia Meloni per Bersani e compagni è peggio del diavolo Trump

Annalisa Terranova

Pier Luigi Bersani non si fa mancare nulla quando c’è da utilizzare parole sprezzanti verso i nemici politici. Ancora ricordiamo quando sostenne che se ci fosse stata la destra al governo ai tempi del Covid non sarebbero stati sufficienti i cimiteri. Che poi, detto da uno che stava nel partito Articolo 1 fondato dall’ex ministro della Salute Speranza, farebbe anche ridere se non si parlasse di cose tremendamente serie. Poi Bersani lo hanno mandato a fare lo zio saggio accanto alla Todde che ha vinto in Sardegna per pochi voti. Non ci fu tempo, in quel tour, di parlare di come si gestiscono i fondi della campagna elettorale (malagestione per cui Todde sarebbe stata dichiarata “decaduta”) ma tant’è. La “ditta” chiama, Bersani risponde. Nella ditta, beninteso, sono compresi anche i poveri, innocentissimi magistrati che per “atto dovuto, anzi obbligato” hanno accostato i vertici del governo al reato di favoreggiamento di un criminale.

Oggi, intervistato da La Stampa, Bersani rincara la dose e offre alla propaganda sinistra l’ennesimo canovaccio cui ispirarsi. Meloni – dice – imita Trump, fa la vittima come lui e fa pure l’occhio torvo davanti alla telecamera. Proprio così, l’occhio torvo. Quanto al povero Prodi, Bersani non crede abbia mai scambiato una parola con Li Gotti. Il missino Li Gotti. E già, perché a farlo sottosegretario è stato Almirante, mica il Professore. Ma l’intervista colpisce anche per un’altra circostanza. La somiglianza cioè di argomenti rispetto a quanto afferma in un’altra intervista, stavolta a Repubblica, l’ex pg di cassazione Giovanni Salvi. Anche lui ovviamente pensa a Trump. Trump che dice fake news come Meloni che parla di complotti e che trasforma l’“atto dovuto” di un pm in una «deliberata volontà di indagare». Ma sì, in fondo che vuoi che sia stato? Iscrivere mezzo governo nel registro degli indagati è pratica normale, come rinnovare un passaporto. Il pm ha fatto solo il passacarte. Non vi convince? Siete vittime della propaganda trumpiana e non capite il pericolo che incombe minaccioso su di voi. Ve lo ha spiegato bene Marinelli nella serie M il figlio del Secolo quando fa fare al Duce l’imitazione del presidente Usa: «Faremo l’Italia di nuovo grande». Mussolini, un seguace Maga in salsa romagnola.

 

 

Meloni, anche lei una seguace del verbo Maga in salsa tricolore. Mettere frecce all’arco della propaganda Pd. Se non ci avesse pensato Salvi, c’era bell’e pronta l’intervista di Bersani. Il ribaltamento è tutto interno alla logica che Pd e M5S stanno seguendo: è Meloni – dicono - che aggredisce i magistrati e non viceversa. Eppure basterebbe andare indietro nel tempo, al congresso della corrente della magistratura Area democratica a Palermo nell’ottobre del 2023. In quell’occasione il presidente della Corte d’Appello Frasca disse che i magistrati dovevano vigilare su una riforma, quella della giustizia, che faceva parte di un progetto globale di cambiamento della Costituzione naturalmente avvertito come prodromico al venir meno dei diritti. E chi aveva il compito di ergersi a difensore del “vecchio” sistema: ma i magistrati tutti, ovvio. Bene, ad applaudire a Palermo c’erano anche Schlein e Conte. Tutto a posto? Ma certamente. Se non era un atto dovuto quello...

La sinistra senza l’aiuto dei magistrati che presidiano la Costituzione, scomunicando ora questo ora quello con innocui avvisi che ovviamente sono “atti dovuti”, sarebbe come un poppante all’asilo che chiama la mamma. E quando la mamma arriva, si fa grande festa e si rilasciano interviste come quelle citate. Ultima chicca dall’intervista di Bersani: «Questa era un’occasione storica per dire alla Libia: noi vogliamo fare accordi, però non a qualunque prezzo. E invece l’abbiamo presa a rovescio. Se io accetto di rimandare i migranti in braccio a un criminale, sono un criminale anch’io». Meloni come Trump e pure «criminale». Che bel compitino da parte di Bersani, del tutto dimentico delle trattative col trafficante di uomini libico Bija nel 2017. C’era Gentiloni all’epoca a capo del governo.
Minniti al Viminale. E questi vorrebbero dare lezioni.