Una nuova era

Trump-Meloni, il "day one" del nuovo asse: ecco cosa cambia per l'Europa e per l'Italia

Pietro De Leo

 È il “day one” di Donald Trump da 47esimo Presidente degli Stati Uniti, ma è anche il “day one” di altre dinamiche: quali saranno i rapporti con l’Europa e la costruzione di quella “internazionale conservatrice” che dovrebbe costruire nuovi assetti politici, portare una certa idea di economia basata sul meno tasse e meno regole, marginalizzare la cultura woke. Entrambi gli aspetti vedono un ruolo centrale della Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni.

Arrivata a Washington come unico primo ministro europeo per presenziare all’inauguration day. Prima di recarsi a Capitol Hill ha rilasciato una dichiarazione in video: «Penso che sia molto importante per una nazione come l’Italia, che ha rapporti estremamente solidi con gli Stati Uniti, dare una testimonianza della volontà di continuare e semmai rafforzare quella relazione, in un tempo in cui le sfide sono globali e interconnesse». È questo “il senso” di essere lì, in un quadro politicamente complesso (lo è senz’altro ogni cambio di presidenza negli Stati Uniti) ma che può fornire un’opportunità politica all’Italia vista l’analogia politica con Trump e i rapporti tra l’inquilina di Palazzo Chigi e il tycoon Elon Musk, co-protagonista in questa fase d’avvio della presidenza, anche lui presente al giuramento.

 

 

Giorgia Meloni, nella rotonda del Campidoglio, è seduta accanto al leader argentino Javier Milei, con cui anche in quest’occasione c’è molta familiarità. Poi, la premier pubblica un post su X, dopo l’avvenuto giuramento del 47esimo presidente: «Auguri di buon lavoro al Presidente Donald Trump per l’inizio del suo nuovo mandato alla guida degli Stati Uniti d’America». E aggiunge: «Sono certa che l’amicizia tra le nostre nazioni e i valori che ci uniscono continueranno a rafforzare la collaborazione tra Italia e Usa, affrontando insieme le sfide globali e costruendo un futuro di prosperità e sicurezza per i nostri popoli». Poi conclude: «L’Italia sarà sempre impegnata nel consolidare il dialogo tra Stati Uniti ed Europa, quale pilastro essenziale perla stabilità e la crescita delle nostre comunità». Il rafforzamento dei rapporti e la storicità dell’amicizia tra i due Paesi. Più, il ruolo ponte tra le due sponde dell’Atlantico. Già la sortita a Mar-a-Lago nei primi giorni dell’anno ha evidenziato quanto tutto ciò abbia contenuto. Un dato di fatto che ieri sottolineava anche Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo anch’egli presente a Washington: «Noi, con la nostra presidente Giorgia Meloni ormai riconosciuta da tutti come l’interlocutrice privilegiata di Trump in Europa, non vediamo l’ora di lavorare insieme per difendere i nostri interessi e i nostri valori comuni».

La potenzialità del ruolo italiano viene certificata anche da osservatori europei e non solo. Ian Bremmer, analista internazionale, americano, ha osservato parlando con l’Ansa che la presenza di Meloni a Washington al giuramento di Trump «ha grande valore perché la premier italiana non è una versione rafforzata di Viktor Orban». Dunque, ha affermato lo studioso, «credo stia sviluppando una strategia insieme agli europei per impedire una crisi con gli Stati Uniti attraverso il suo rapporto con Trump e con Elon Musk». Poi ha aggiunto: «Gli americani hanno eletto una persona che non vuole che l’Ue resti unita». Si tratta di «una vera sfida per l’Europa ma gli europei hanno la capacità di restare uniti e penso che la presidente Meloni sia una parte importante di questo».