Il ministro
Autonomia, Calderoli a valanga sulla sinistra: "Referendum bocciato? Addio agli avvoltoi, qualcuno si era illuso..."
Stop della Consulta al referendum abrogativo della riforma sull'Autonomia differenziata. "L'oggetto e la finalità' del quesito non risultano chiari", ha rilevato la Corte, sottolineando che "ciò' pregiudica la possibilità' di una scelta consapevole da parte dell'elettore". Il quesito sulla legge Calderoli - della quale i giudici costituzionali, nello scorso novembre, hanno dichiarato illegittimi alcuni punti - non passa quindi il vaglio della Corte, che lo ha dichiarato inammissibile: "il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull'Autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull'articolo 116, terzo comma, della Costituzione; il che non puo' essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale", fa sapere Palazzo della Consulta, in attesa del deposito delle motivazioni della decisione, previsto nei prossimi giorni. E su questa decisione, in un'intervista al Corriere, questa mattina interviene il ministro Roberto Calderoli, "padre" della riforma: "Finalmente posso lavorare in pace senza più avvoltoi che mi girano sopra la testa...".
E ancora: "Fermo restando che io le sentenze le rispetto sempre — sia quando eccepiscono su alcuni punti della legge, sia quando dichiarano la non ammissibilità del referendum —, i referendum abrogativi hanno requisiti a cui rispondere. E in questo caso, mancavano. Ma c’è di più. Fermo restando che le motivazioni devono essere pubblicate entro il 10 gennaio, valuto in modo complessivo le sentenze della Consulta. Su questo tema, di interpretazioni esplorate non ce n’erano e la Corte ci ha dato il perimetro corretto. Poi, faccio le mie valutazioni...". A questo punto parla della sinistra e dei promotori del referendum: "Io temevo che il referendum avrebbe rappresentato un elemento di divisione dell’Italia. Diciamola così: chi chiedeva un referendum contro la legge che divideva il Paese, avrebbe diviso il Paese con il referendum. Da un certo punto di vista, mi spiace: la consultazione popolare è un istituto fondamentale. Qui però avrebbe fatto venir meno le panzane dei cacicchi e dei loro sodali: i referendum non basta indirli, ma garantire la partecipazione del 50 piu un voto. Qualcuno si era illuso. Finora abbiamo sentito solo la voce dei contrari, con il referendum avremmo sentito tutta l’Italia".