Ministro dell'Interno
Matteo Piantedosi, la verità sul caso Ramy: "Primo fattore è che non si sono fermati all'alt"
Sul caso Ramy, il 19enne morto a Milano mentre fuggiva a un controllo dei carabinieri, "giudicherà l'autorità giudiziaria. I Carabinieri hanno consegnato tutti i video, altri valuteranno quello che è successo. Io ho difficoltà a concepire un inseguimento, modalità operativa che è consentita e in certi casi prescritta alle forze dell'ordine, che si possa svolgere senza inseguimento. Si deve mettere al primo posto il fatto che non ci si sia fermati all'alt. Il primo fattore che può evitare la condizione di pericolo per sè stessi e per gli operatori è fermarsi all'alt". Così il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, al programma Dritto e rovescio in onda stasera, giovedì 16 gennaio, su Rete 4. Tra le righe il titolare del Viminale risponde anche al sindaco di Milano Beppe Sala che oggi ha attaccato i carabinieri: "Ci sono i carabinieri che sbagliano e c'è il grosso di carabinieri che fa le cose giuste. Lì hanno sbagliato, hanno fatto un inseguimento notturno di venti minuti e, in ogni caso, le parole di quel video sono inaccettabili", ha affermato il primo cittadino.
Sul caso degli abusi in questura a Brescia denunciati da manifestanti, le perquisizioni, prosegue Piantedosi, sono state svolte "in piena regolarità: mi dispiace comunque se qualcuno si è sentito offeso", spiega il ministro dell'Interno. "Ho condiviso - aggiunge - con il capo della Polizia il pensiero che noi dobbiamo rafforzare l'indicazione agli operatori che queste pratiche, che hanno una loro sensibilità, siano caratterizzate da una proporzionalità ed adeguatezza agli scenari che si presentano".
Sulla vicenda, informa il ministro, "ho chiesto una relazione che mi è stata consegnata. Al di là di come è stata rappresentata e dell'impressione che può fare, si tratta di una pratica operativa che in determinate circostanze è consentita e anche prescritta. Non è altro che una variante delle pratiche di perquisizione, che peraltro vengono fatte da personale femminile sulle donne. Se qualcuno si è sentito offeso sono il primo a esserne rammaricato e dispiaciuto". Ma tutto, sottolinea, "si è svolto nella piena regolarità. Tutto parte dal fatto che se uno si presta all'operazione richiesta non fa sì che ci siano perquisizioni forzate. Non era comunque intenzione degli operatori ledere sensibilità".