Governatrice della Sardegna
Alessandra Todde, l'ipotesi: ricorso alla Corte Costituzionale. Il centrodestra insorge
Si fa sempre più strada l’ipotesi del ricorso alla Corte costituzionale nella complicata vicenda della governatrice del Movimento Cinque Stelle Alessandra Todde. La presidente sarda è stata dichiarata decaduta dal ruolo di consigliere regionale e di conseguenza da quello di presidente della regione per irregolarità nelle spese elettorali.
La tesi della regione si basa sul fatto che la legge statale applicata dal collegio di garanzia elettorale per dichiarare la decadenza di Alessandra Todde lederebbe le prerogative della regione Sardegna. Dunque potrebbero esserci i presupposti per sollevare il conflitto di attribuzioni, che può essere evocato in caso di violazione delle proprie competenze da parte di altri organi dello Stato o delle altre regioni. Una terza strada, dunque, insieme a quelle del ricorso della presidente al tribunale ordinario e della procedura consiliare. Intanto domani, mercoledì 15 gennaio, in consiglio regionale si riunirà la giunta per le elezioni, che avrà 90 giorni di tempo per esaminare tutta la documentazione per poi riferire al consiglio regionale che dovrà a sua volta decidere se ratificare o meno l’atto di decadenza.
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Intanto dal centrodestra è arrivato un attacco feroce alla Todde. "Come già dimostrato dalla Sardegna per lo scandalo Todde, a sinistra non hanno dimestichezza con la contabilità. Le opere PNRR nella regione Lazio che hanno subito un presunto definanziamento, sono quelle impossibili da realizzare secondo i criteri imposti dall'Europa e che il governo PD - 5 Stelle aveva mal negoziato a Bruxelles. Morale: il centrodestra - su spinta decisiva della Lega - ammodernerà l'Italia facendo quanto il Pd non è stato in grado di realizzare, anche usando altri fondi oltre a quelli europei. Il Pd, come si dice dalle sue parti, può stare sereno". Così la deputata romana della Lega Simonetta Matone.
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