Antisemitismo
Piazze violente, il prossimo bersaglio è la Giornata della Memoria. Bufera su Lepore
Lunedì 27 gennaio, giorno della Memoria. Il pensiero di tanti ebrei italiani è già lì. L’attacco alla sinagoga di Bologna e le scritte in vernice rossa («Justice Free Gaza») lasciate dai manifestanti incappucciati nella strada dove c’è la sede della comunità ebraica hanno fatto scattare l’allarme. Il pericolo, la paura, è che persino il ricordo della Shoah si trasformi in un’aggressione contro gli ebrei e Israele. Il terreno è già stato arato nelle università e nelle strade, dai collettivi di sinistra e non solo: Netanyahu è come Hitler, Israele è uno Stato genocida, i «sionisti» che lo difendono sono suoi complici.
L’ambasciatore di Israele a Roma, Jonathan Peled, avverte che quello avvenuto a Bologna è «un grave attacco antisemita, che deve essere condannato con assoluta fermezza». Chi ha incoraggiato certi comportamenti ha aperto un abisso.
Daniele De Paz, presidente della comunità ebraica di Bologna, non ci gira attorno: «Quello che succede qui non succede in nessun’altra città italiana. Il livello di tensione è troppo alto, siamo preoccupati. Il giorno della Memoria potremmo trovare un clima non adeguato per una simile ricorrenza istituzionale. Che non è, ricordiamolo, una carezza al popolo ebraico, ma un impegno civico e civile che il nostro Paese assume rispetto alle responsabilità che ebbero anche l’Italia e il suo governo, promulgando le leggi anti-ebraiche». La situazione è tale, avverte De Paz, che «il 27 gennaio rischiamo di trovarci in situazioni nelle quali la parola “genocidio” non è più legata ai sei milioni di ebrei morti nei campi di sterminio, ma viene usata per parlare di altro» (...)
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