Dito puntato

Acca Larentia, l'accusa di Rampelli: "La pacificazione non si fa picconando una targa"

Oggi, martedì 7 gennaio, si ricorda la strage di Acca Larentia. E come ogni anno si riaccende la polemica politica. E a puntare il dito contro chi, da sinistra, rifiuta di ricordare le vittime ecco scendere in campo Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d'Italia e vicepresidente vicario della Camera.

"L'unica cosa sensata è costruire la pacificazione ma la pacificazione non si costruisce tirando giù a picconate una targa commemorativa", ha premesso Rampelli, riferendosi alla scelta di Roma Capitale di rimuovere la targa dedicata a Stefano Recchioni, uno dei tre giovani del Fronte della Gioventù a essere ucciso tra il 7 e l'8 gennaio 1978. 

"Uno deve decidere cosa vuole dalla vita, quella targa l'avevano messa i fratelli e gli amici di Stefano Recchioni e non andava buttata giù - ha aggiunto Rampelli -. Se la si butta giù è ovvio che non ci si sente parte di chi l'ha buttata giù e quindi, diversamente dallo scorso anno quando facemmo una commemorazione insieme, quest'anno ognuno fa la sua - ha spiegato -. Chi tira giù a picconate le targhe la fa da solo, e chi ritiene non possa essere questa la strada per costruire un clima di serenità e superamento delle contrapposizioni, peggio ancora se violente, fa un'altra strada e un'altra scelta". 

Acca Larentia "per la destra italiana, e mi auguro per tutta Italia, rappresenta un punto di non ritorno. È un dolore che va compreso e non giudicato", ha precisato. Rispetto invece alla commemorazione dell'estrema destra, che avverrà nel tardo pomeriggio, col rito del presente e i saluti romani: "Ognuno commemora come crede e preferisce. Noi abbiamo scelto di non farlo in quella maniera, non adesso che siamo al governo ma quando ancora c'erano il Movimento Sociale Italiano e il Fronte della Gioventù. Perché non esiste nostalgia che possa dare un senso alla morte a tanti ragazzi di 20 anni. Bisogna guardare avanti e non indietro", ha concluso Rampelli.