Regione Puglia

Michele Emiliano a Natale moltiplica le poltrone

Annarita Digiorgio

Ultimo bilancio regionale a firma Michele Emiliano e in Puglia, a pochi mesi dalle elezioni, arriva la moltiplicazione dei pesci e delle poltrone. Una manina della notte, a firma Partito Democratico, ha permesso che tre agenzie regionali, Arpa (ambiente), Arif (forestali) e Pugliapromozione (finora presiedute da un direttore generale), saranno governate ciascuna da un cda nominato dalla giunta regionale. In totale nove nuove poltrone da spartire e occupare. Questa volta però non parliamo di quelle fornite dai fratelli di Emiliano per il consiglio regionale.

Era già successo con l’agenzia regionale per il Lavoro, e molte delle tante unità interne alla Regione con cui il governatore ex pm gestisce il potere. Salvo poi dire che lui non ne sapeva niente, quando qualcuno dei suoi uomini viene imputato per corruzione. Come successe per Mario Lerario, fedelissimo di Emiliano messo a capo della protezione civile e poi condannato per tangenti. Tutte le agenzie, e le partecipate pugliesi, sono occupate da vertici nominati dalla politica (spesso candidati trombati alle elezioni) e che ad essa fanno riferimento. Nel cda di Acquedotto Pugliese troviamo persino Lucio Lonoce, un perito industriale dipendente Ilva, a cui il posto in Aqp è stato dato perchè quello di presidente del consiglio a Taranto era già occupato. In Aeroporti di Puglia troviamo Antonio Vasile, presidente dell’associazione nata al solo scopo di raccogliere i finanziamenti elettorali per Michele Emiliano, e così a scendere.

 

 

 

Oggi però a protestare contro Emiliano è quella famosa cinghia di trasmissione “apparato” della sinistra (che non si era smossa neppure difronte all’incontro di Emiliano e del sindaco di Bari Decaro con la sorella del capo clan Capriati). La protesta è dovuta al fatto che la politica questa votla ha messo anche le mani su Arpa, l’Agenzia regionale dell’ambiente. Quella che ha potere di controllo su tutte le questione che riguardano l’inquinamento. Ad esempio è l’ente che ci dice se Ilva inquina o no, e ne detta le condizioni. A differenza di tutte le altre, Arpa fa parte di una rete di tutte le agenzie regionali per l’ambiente d’Italia, che nascono da una legge nazionale. E sono tutte governate da un direttore generale di competenza tecnica.

Perchè Arpa, a differenza di tutte le altre agenzie, non ha ruolo politico e amministrativo, ma tecnico-scientifico. Il referendum del 1993, che tolse alla Asl la competenza sui controlli ambientali, portò alla legge 496 del 96 sulla base della quale le regioni hanno istituito le Agenzie regionali per la protezione ambientale. Con la 132 del 2016 venne poi istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente, stabilendo l’esigenza inderogabile con norme regionali di garantire a queste agenzie la necessaria autonomia tecnico-scientifica, amministrativa e contabile.

La modifica pugliese, inserita nella manovra di bilancio, comporta anche la nomina di un presidente componente del cda assieme ad altri due consiglieri (nominati dalla giunta regionale su proposta del Presidente) ed un incremento di spesa per il bilancio regionale che il presentatore della proposta Filippo Caracciolo (Pd) non ha quantificato prendendosi il parere negativo della Ragioneria regionale, senza impedire alla maggioranza di votarlo.

A questo punto un gruppo di tecnici e scienziati vicini alla sinistra, ex presidenti Arpa e Ispra, sindacalisti, e tecnici di area, persino Legambiente che di “postazioni” con il timbro green ne ha piazzate parecchie, in timore di essere bypassati da nomine di esclusivo carattere politico, hanno alzato le barricate scrivendo un appello e lamentando di non essere stati coinvolti come stakeholder nella discussione: «La terzietà del sistema e delle singole Arpa rispetto ai portatori d’interesse è il prerequisito per poter fornire ai cittadini un adeguato servizio di protezione ambientale. A meno che non si voglia accettare che l’opinione pubblica pensi che l’Arpa sia lo strumento che suona la musica gradita ai politici della Regione e non l’organo tecnico-scientifico che deve - come sinora ha sempre fatto in modo eccellente - tutelare l’ambiente e la salute umana».