Ossessioni

Ponte sullo Stretto, nuova crociata contro Salvini: così la sinistra vuole bloccarlo

Fabio Rubini

Seppellire il Ponte sullo Stretto con esposti, ricorsi e controricorsi. E se non bastano le carte bollate, tutti pronti a scendere in piazza per fermare i lavori. Eccola la nuova battaglia della sinistra, che per l’occasione ha schierato non solo i partiti, ma anche le associazioni ambientaliste “d’area” e il solito fuoco di fila di media amici.0

Fallito rovinosamente il tentativo di fermare Matteo Salvini per via giudiziaria, con il caso Open Arms, l’opposizione ci ritenta mettendo nel mirino quella che lo stesso vicepremier considera «la madre di tutte le opere». Quel Ponte non si deve fare né oggi né mai, perché la sua realizzazione non sono sarebbe il trionfo di un avversario politico, ma - cosa ancora più grave - realizzerebbe il sogno di quello che per oltre vent’anni è stato il nemico numero uno: Silvio Berlusconi.
È di questi giorni la notizia che il Comune di Villa San Giovanni e la Città Metropolitana di Reggio Calabria hanno depositato presso il Tar del Lazio un ricorso con 15 motivazioni per fermare il progetto. La speranza è quella di ottenere una sospensiva sull’apertura dei primi cantieri che secondo il cronoprogramma della “Stretto di Messina” dovrebbero iniziare per i primi mesi del 2025. Settimana scorsa, invece, era stata la volta di Legambiente, Lipu e WWF Italia presentare analoghi ricorsi sempre al Tar del Lazio. A scatenare questa tempesta burocratica è stato il via libera ottenuto al progetto da parte della Commissione Valutazione impatto ambientale, che pur indicando 68 raccomandazioni, ha approvato il progetto esecutivo.0

Una “vittoria” del governo che la sinistra non può lasciare impunita. Per questo nel giro di pochi giorni è stata presentata una pioggia di ricorsi al Tar. Con motivazioni tra le più disparate: dal rischio di siccità a quello di mettere a rischio il volo degli uccelli.0

Per i Comuni di Villa San Giovanni e Reggio Calabria «il ponte impedirebbe il passaggio delle navi da crociera e di quelle portacontainers, con incalcolabili conseguenze sulla navigazione commerciale del Mediterraneo». E ancora: «Non si comprende quale sia la necessità e l’urgenza di realizzare un’opera, che si prospetta da oltre cinquant’anni, che non è mai stata realizzata e che non è obiettivamente realizzabile». E se lo dicono loro c’è da crederci...

 

Qualche giorno prima era stata la volta delle tre associazioni ambientaliste rivolgersi al Tar del Lazio «contro il parere favorevole» della “Via”, Anche per loro si «evidenza l’illogicità» del parere rilasciato che «presenta importanti carenze di analisi». Per gli ambientalisti il Ponte «rimane un progetto dall’impatto ambientale gravissimo e irreversibile, non mitigabile né compensabile». Una tesi già sentita in passato- e smentita da altri studi analoghi- che è stata ripresa in Parlamento dal grillino Agostino Santillo, che in una nota parla di «tuffo nell’ignoto», perché «non si può pensare di costruire un ponte più lungo del 134% rispetto al ponte ferroviario a campata unica più grande del mondo».

 

 

In realtà la Commissione Via ha seguito un percorso lineare quando ha acceso il disco verde al progetto esecutivo, indicando 68 prescrizioni delle quali i progettisti dovranno tenere conto nella stesura finale del progetto. In più in questi giorni la Camera ha inserito in legge di bilancio un ordine del giorno proposto da Francesco Gallo (Sud chiama Nord) che prevede un pacchetto di opere di compensazione in accordo col Comune di Messina. A questi ricorsi si devono poi aggiungere gli esposti. Di quelli presentati da Bonelli e da Alleanza Verdi Sinistra abbiamo perso il conto. Stesso discorso per quelli depositati dai vari comitato del No.

Nel frattempo il governo mette a segno un altro punto a suo favore. È di ieri la notizia della chiusura della conferenza dei servizi sul Ponte sullo Stretto. Lo ha comunicato con una nota il Mit, che spiega: «Si tratta di un altro passaggio fondamentale per la realizzazione del collegamento stabile tra Calabria e Sicilia, fortemente voluto dal ministro Matteo Salvini».