la vigilia del giubileo
Roma, centro del mondo cristiano e di bellezza universale. Ma chi la governa non lo capisce
Non bastava aver fatto parlare di Roma per i cinghiali, le buche, i cantieri infiniti e la monnezza. Ci mancava la surreale polemica fra il sindaco Gualtieri e Tony Effe sul Concerto di capodanno proprio mentre Roma è sotto i riflettori del mondo per l’inizio del Giubileo. (...) Ci vorrebbe rispetto non solo per la sua grande storia passata, ma anche per l’Anno Santo che inizia domani. Roma sarà al centro del mondo cristiano, di un “impero” spirituale ancora più vasto di quello antico, sia nel tempo che nello spazio: l’impero della Misericordia divina. Lo è da duemila anni e per sempre. Del resto questa città ha addirittura un suo doppio nell’eternità dopo che Dante, nel Poema sacro, fa dire a Beatrice: «Sarai meco sanza fine cive/ di quella Roma onde Cristo è romano». Privilegio che condivide solo con Gerusalemme visto che nell’Apocalisse (21, 1-2) san Giovanni preannuncia la Gerusalemme celeste.
L’ETERNITÀ DI ROMA
Noi italiani siamo troppo abituati alle desolazioni della cronaca per accorgerci della storia e dell’eternità. Ma il resto del mondo sa. Confesso di aver intuito cos’è Roma per l’umanità grazie a una signora ucraina che faceva la colf in Italia e in una domenica di riposo andò, con alcune sue connazionali, in gita-pellegrinaggio a Roma. L’indomani, commossa, mi disse: «Ma voi vi rendete conto che siete nati nella terra su cui hanno camminato, hanno annunciato il Vangelo, hanno versato il loro sangue e sono sepolti san Pietro e san Paolo?». Un episodio che mi è tornato in mente quando mi sono imbattuto nelle sorprendenti parole attribuite a un famoso scrittore russo, Maksim Gor’kij, che fu amico di Lenin (morì nel 1936). Gor’kij aveva vissuto diversi anni in Italia. Molto tempo fa su una rivista fu pubblicata una conversazione con lo scrittore, risalente a quel periodo, in cui egli considerava tutta l’Italia parte di Roma definendola «la patria di Dio».
Diceva: «Ovunque lo sguardo io giro vedo templi, templi e templi. Grandiose opere d’arte... Ho girato tutta l’Italia: Milano, Napoli, Genova, Firenze. Proprio in quest’ultima città rimasi incantato, rapito nel mirare le magnifiche opere d’arte dei sommi artisti». Gorkij vide nella nostra gente «una spontanea fervida adesione al cristianesimo, e una perfetta comunanza con tutto ciò che sa di Dio, che parli di Dio, che si armonizzi con Dio. Allora mi son domandato ancora: può mai questo popolo distaccarsi da Dio? No, non lo può, ne sono convinto... Uomini come Brunelleschi, Giotto, Michelangelo, Raffaello ecc., impiegarono tutta la loro vita per rappresentare il volto di Dio. Perché? (...). Figli di una stirpe che lottò per il trionfo di Cristo, degni discendenti dei martiri cristiani, essi furono tocchi dal soffio divino, furono prescelti a “far conoscere Dio”. [...]. In Italia, credetemi, nessuna controcorrente sbalza Dio dal suo trono onnipotente». Forse per questo - perché «patria di Dio» e della bellezza- il musicista Svjatoslav Richter disse un giorno: «Ogni persona al mondo ha due patrie, la propria e l’Italia». Dovremmo ritrovarla, questa patria dell’anima, anche noi che siamo italiani. E riscoprire che non solo abbiamo un grande passato, ma anche una grande missione spirituale.
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IL GIUBILEO 2025
Il Giubileo apre la porta al ritrovamento della propria anima e della propria missione nel mondo, per i singoli e per i popoli. È infatti il perdono - secondo la Chiesa - che ci rinnova e ci rimette sulla strada. Il Giubileo come tempo della misericordia divina ha radici bibliche. Comportava per esempio la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi e dei prigionieri. La Chiesa si inserisce in questa storia di liberazione, pensando alle tante sofferenze del nostro tempo, afflitto da guerre e violenze e chiede anche agli Stati gesti di pace, di clemenza e di solidarietà. Nella bolla di indizione del Giubileo, Spes non confundit, il Papa scrive: «La speranza è il messaggio centrale del prossimo Giubileo. Penso a tutti i pellegrini di speranza che giungeranno a Roma per vivere l’Anno Santo e a quanti, non potendo raggiungere la città degli apostoli Pietro e Paolo, lo celebreranno nelle Chiese particolari. Per tutti, possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “porta” di salvezza (cfr. Gv 10,7.9)».
PERDONO PER TUTTI
Francesco infatti non si stanca mai di ripetere che Dio perdona sempre e perdona tutto e tutti. Senza limiti. E una tale misericordia è così divinamente «folle» (la follia d’amore di chi dalla croce perdonò chilo stava uccidendo) che in noi suscita commozione, ma anche scandalo quando nel nostro moralismo riteniamo che ci siano cose e persone che non possano essere perdonate (spesso noi stessi non ci perdoniamo o per orgoglio non ci lasciamo perdonare). Invece la misericordia di Dio abbatte tutte le nostre barriere. Dostoevskij in Delitto e castigo parla di Semën Marmeladov, un ubriacone che ha rovinato la famiglia e la figlia Sonja. Eppure «lo sproloquio che (costui) fa nella bettola è una delle pagine religiosamente più grandi del romanzo» (Barsotti). Fra i lazzi e gli sberleffi degli altri avventori urlò: «Pietà di me? Perché aver pietà di me?!... Crocifiggermi bisogna, altro che aver pietà di me!... ma avrà pietà di noi colui che di tutti ha avuto pietà, e che tutti e tutto ha compreso: egli è l’unico, egli è il giudice. E tutti giudicherà e perdonerà... E quando avrà finito con tutti, allora apostroferà anche noi: “Uscite”, dirà.
“Uscite ubriaconi, uscite voi, deboli, uscite viziosi!”. Ed egli ci apostroferà: “Porci siete! Con l’aspetto degli animali e con il loro stampo; però venite anche voi!”. E obietteranno i saggi, obietteranno le persone ricche di buon senso: “Signore! Perché accogli costoro?”. Ed egli risponderà: “Perché li accolgo, o saggi? Perché non uno di loro se ne è mai creduto degno...”. E ci tenderà le sue mani, e noi vi accosteremo le labbra, e piangeremo... e capiremo tutto! Tutti capiranno... Signore, venga il regno tuo!». Il Giubileo apre la porta del regno della misericordia, che può cambiare il mondo (e spalanca il Paradiso).