Crociata dem

Centri in Albania, il tentativo di sabotaggio della Schlein finisce in barzelletta

Francesco Storace

Psicopolitica. Ormai per Elly Schlein quella contro il centro migranti in Albania deve essere diventata una specie di crociata, per altri una sorta di tic personale. Lo definisce praticamente uno scandalo che non si accontenta di raccontare in Patria, ma che deve far conoscere al mondo.

E ieri la segretaria dem è andata persino a Bruxelles, ad una riunione dei socialisti europei, per scongiurare che altri Paesi si facciano sedurre dal modello italiano per il contrasto dell’immigrazione clandestina. Dopo l’indicazione favorevole della Von der Leyen e dopo il pollice in su dei primi 15 ministri su 27 a sperimentare i centri migranti fuori dalle Ue, la Schlein vede come la peste una proposta che individua come sciagurata. E si mostra «preoccupata» per gli altri Paesi... Ai colleghi europei ha detto di aver raccontato la storia di un «fallimento clamoroso» vissuto con la sua visita personale in Albania. La Schlein ha detto che «i centri sono vuoti e rimarranno vuoti, le poche persone che il governo italiano ha deportato in Albania, violandone i diritti fondamentali per effetto delle leggi e delle sentenze europee, hanno dovuto essere riportate in Italia».

 

 

 

La leader del Pd ha rifilato ai presenti la stessa canzoncina ripetuta in Italia: «Questi centri hanno un costo enorme, 800 milioni di euro che si potevano spendere per 50mila posti di asilo nido o per pagare cinque anni 6mila infermieri o insegnanti, anziché tagliarli in questa manovra, quindi un plateale fallimento. Dunque ho avvertito di quello che Giorgia Meloni continua a raccontare come un modello e dire che funzioneranno, e in questo c’è una missione implicita che sono un fallimento». E poi il gran finale: «Ci ho tenuto a raccontarlo perché preoccupata dal fatto che ci sia, qui in Europa, chi voglia andare nella stessa direzione che si è rivelata fallimentare per l’Italia». Insomma, all’estero per parlare male delle scelte del proprio Paese, il che non ha certo molto di patriottico.

Ma che cosa ha mosso il vertice del Nazareno? Probabilmente proprio il sostanziale via libera della presidente Ue. Ursula Von der Leyen ha partecipato l’altro giorno alla riunione informale sul tema dei migranti promossa a margine del Consiglio europeo da Giorgia Meloni e dai primi ministri danese Mette Friedriksen, e olandese, Dick Schoof: la presidente della Commissione ha illustrato i principali filoni di lavoro indicati nella lettera sulla migrazione dello scorso lunedì, concentrandosi sulla proposta di nuovo quadro giuridico in tema di rimpatri che la Commissione intende presentare nei primi mesi del 2025. Insomma, Bruxelles accelera. E in questo contesto Elly Schlein s’illude di poter bloccare i centri voluti dal nostro governo.

 

 

 

Ma nel corso dell’incontro sono stati affrontati in particolare proprio i temi delle «soluzioni innovative» da applicare alla gestione del fenomeno migratorio e in particolare «al rafforzamento del quadro legale in materia di rimpatri», ha riferito dal canto suo una nota di Palazzo Chigi. Meloni, oltre a sostenere «la rapida presentazione e finalizzazione della nuova proposta legislativa», si è soffermata sulla rilevanza delle soluzioni innovative, soprattutto per spezzare il “modello di business” dei trafficanti di esseri umani. E la Schlein teme che diano retta alla premier italiana.