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Elon Musk, ennesimo delirio del Pd: vogliono bloccare Starlink

Fabio Rubini

Il Pd ha presentato due emendamenti al ddl Concorrenza che sono già stati ribattezzati “Anti-Musk”. A firmarli sono stati i senatori Antonio Nicita e Lorenza Basso. Nel primo i senatori dem chiedono che «venga fatto divieto ai soggetti che esercitano il controllo di piattaforme online oggetto della regolazione del Digital Service Act tipo X -, di offrire servizi di connettività satellitare sul territorio italiano». Nel secondo i firmatari chiedono che venga esclusa «la tecnologia satellitare di soggetti terzi dall’accesso alle risorse Pnrr già oggetto di gara e assegnate agli operatori di telecomunicazioni». Cosa c’entra Musk? Semplice, oltre a X e Tesla, il plurimiliardario americano è fondatore e proprietario di Space X, società che si occupa di spazio e che a sua volta controlla Starlink, una rete di 6mila satelliti che si muovono in orbita e consentono di connettersi ovunque.

Grazie a questa tecnologia, Stalink è in cima alla lista del governo Meloni per realizzare uno degli obiettivi cardine chiesti dall’Europa per elargire i fondi del Pnrr: la connettività con banda ultraveloce, che nel nostro Paese è ancora piuttosto indietro. Starlink, rispetto ad altre tecnologie, ha un grande vantaggio: per accedervi basta una parabola e non necessita di cantieri infiniti, che potrebbero non arrivare in tempo per “centrare” l’obiettivo posto dalla Ue. Anche per questo motivo il governo da tempo starebbe vagliando i pro e i contro di questa operazione. È a questo punto che entrano in gioco i due emendamenti del Pd, che guarda caso impedirebbero proprio di effettuare questa operazione.

 

 

Ma perché il Pd ce l’ha tanto con Musk? Ecco, questo è più facile da spiegare. Ormai sono lontani anni luce i tempi nei quali il multimiliardario americano, con le sue auto elettriche, era l’idolo dei democratici nostrani. Leggendario il post sull’allora Twitter dell’europarlamentare Dario Nardella (all’epoca sindaco di Firenze), che accolse Musk spiegando che «la tua presenza ci ispira per il futuro di Firenze e del mondo intero». Da allora sono successe un paio di cosette che hanno fatto di Musk uno dei nemici giurati della sinistra (anche) italiana. Prima l’acquisto e la trasformazione del “fu” Twitter, trasformato in “X” e poi l’appoggio e la vicinanza sempre più stretta con tutti gli acerrimi rivali della sinistra. A partire da Donald Trump, il neo presidente degli Stati Uniti che ha goduto dell’apppoggio - e dei contributi economici- di Musk. I due sono praticamente inseparabili.

A far saltare i nervi ai dem, c’è poi la vicinanza con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Quello col premier è un feeling scattato a giugno 2023 con una visita di Musk a Palazzo Chigi culminata nel colloquio di un’ora e mezza con Meloni («Abbiamo parlato di natalità e intelligenza artificiale», dissero) e proseguito con l’ospitata di un anno fa ad Atreju, la kermesse dei giovani di Fratelli d’Italia, dove Elon fu tra gli ospiti pià acclamati. Nel settembre di quest’anno c’è stata la consegna al premier direttamente dalle mani di Musk del prestigioso “Global Citizen Award 2024” dell’Atlantic Council.

La sublimazione dello stretto rapporto tra i due, si è però avuto sabato scorso a Parigi quando, complice la stretta amicizia tra i due, Musk ha agevolato il primo faccia a faccia - seppur informale - col presidente Trump, durante il gala per la riapertura di Notre Dame. Con Salvini, oltre a un colloquio al ministero nel giugno 2023, ci sono state numerose corrispondenze su X, cilminate con l’attacco ai magistrati fatti da Musk per dare appoggio al leader della Lega sotto processo a Palermo. Tutto questo ha fatto di Musk per il Pd un totem da abbattare. La pensa così anche Andrea Stroppa, plenipotenziario dello statunitense in Italia: «Dopo aver elargito miliardi di euro degli italiani ad alcune aziende del settore, che hanno tradito ogni impegno e dove gli operai guadagnavano mille euro e i manager milioni di euro, ora eseguono un nuovo ordine: abbattaere Starlink».