Il caso

Bandecchi chiude due tv, licenziati in 250: "Colpa dell'inchiesta, faranno i contadini"

Claudia Osmetti

Lo schermo è diventato nero alle 14 in punto di venerdì scorso, il 6 dicembre. Fine delle trasmissioni:chiudono Cusano Italia tv e Cusano news 7, ossia le due emittenti televisive che fanno capo a Stefano Bandecchi, fondatore e amministratore delegato dell’università telematica Niccolò Cusano. Lui, Bandecchi, ex paracadutista della Folgore in forza, oggi, al Comune umbro di Terni (dove è stato eletto sindaco), però non ci sta. E si sfoga sui social: «Ora questi 250 lavoratori vanno a fare gli agricoltori», sbotta. Dopo cinque anni dalla prima messa in onda, per le sue tivù adesso manca il segnale. È per questo che Bandecchi sceglie la piattaforma di Instagram: «Il mio lavoro io lo faccio bene e per quattro mesi le persone che hanno perso il lavoro saranno ancora pagate dall’università Unicusano. Nessuno fa quello che faccio io, proprio per questo mi chiamo Stefano Bandecchi. Sono il responsabile di questa cosa e, quindi, so bene cosa vuol dire essere senza un lavoro». Col Natale alle porte, tra l’altro.

Epperò il primo cittadino ternano schietto lo è sempre stato (dopotutto abbiamo imparato a conoscerlo così): non si limita a questo, la sua non è una lagnanza fine a sè stessa, affonda semmai la polemica molto più a fondo. «Credo», aggiunge, infatti, «che magistratura e guardia di finanza abbiano portato avanti un’indagine che, per me, fa talmente schifo. È fatta male e non risponde alla realtà. Comunque non piangete tutti, io il mio lo faccio, gli altri no». È lo stesso ateneo telematico che, in una nota, addossa la decisione di spengere la programmazione in relazione alle «vicende che hanno coinvolto l’università e che hanno fatto passare le emittenti televisive come attività commerciali non attinenti allo scopo istituzionale della terza missione universitaria». Il riferimento è all’operato della magistratura che accusa l’Unicusano di aver, piano piano ma in maniera progressiva, dismesso lo scopo formativo di quelle due stazioni televisive per virare su altre esigenze (quelle del profitto).

 



A gennaio dell’anno scorso, per esempio, è stato disposto un sequestro preventivo del valore di addirittura venti milioni di euro in virtù di accuse pesantissime come quella di evasione fiscale. Assieme a Bandecchi, erano stati indagati Fabio Stefanelli, Giovanni Puoi e Stefano Ranucci (che è il presidente del consiglio d’amministrazione dell’università la quale è beneficiata del regime fiscale agevolato). A novembre del 2024, poi, la procura di Roma ha chiesto formalmente il rinvio a giudizio per la fascia tricolore di Terni: i pm sostengono (ma è ancora tutto da provare in sede processuale) che, tra il 2018 e il 2022, non abbia versato al Fisco circa quattordici milioni di euro in qualità di amministratore di fatto dell’Unicusano. «Avremmo dovuto per forza portare le televisioni al di fuori delle attività universitarie e, per questo, abbiamo iniziato a fare ciò che va fatto», rincara lui, «evidentemente la magistratura è convinta delle sue carte e lo vedremo. Questi sono i primi 250 (lavoratori, ndr) e quando l’operazione sarà finita spariranno parecchie professionalità. Giusto giovedì l’Unicusano ha risolto un problema giudiziario analogo emerso nel 2009, sono passati quindici anni. Se questo è il modo in cui vanno le cose in questo Paese siamo messi bene».