Mister muscolo

Danilo Toninelli, show contro Giuseppe Conte: "Dopo 3 minuti che lo ascoltavo..."

Salvatore Dama

Sentite cosa pensa Danilo Toninelli di Giuseppe Conte: «Dopo tre minuti che lo ascoltavo mi veniva da dormire, come penso tanti italiani che non votano più il Movimento 5 stelle. Chi sa leggere tra le righe sa che non l’ho mai stimato, ho sempre saputo che non aveva niente a che fare con noi». Forse è inutile ricordare che Toninelli è stato ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nel Conte 1.

Lui, per esempio, se l’è dimenticato. Quello che non ha rimosso, il grillino della prima ora, è la noia mortale dei meeting con l’ex capo del governo: «Ricordo tutte le riunioni fatte con Giuseppe. Aveva due caratteristiche: non si capiva mai il punto dove voleva arrivare e poi non decideva mai, non prendeva mai una decisione. Mamma che coglioni! Il piattume...». Toninelli ha affidato ai social questo suo sfogo contro il leader dei 5s, proprio nei giorni in cui la rifondazione del Movimento apre alla possibile guerra legale con il fondatore Beppe Grillo.

 

 

 

Danilo parla di nuovo. Stavolta ospite a Un Giorno da pecora, su Radio 1: «Quello di Conte non è più il M5s, è una costola sfigata del Pd dove confluirà entro pochi anni per dare posti di rilievo a qualcuno. Io in un possibile nuovo movimento insieme a Virginia Raggi e Alessandro Di Battista? Sicuramente non ci sarò». Toninelli nega di essere stato espulso: «Conte mi ha già cancellato. Quando ci sarà un contenzioso davanti a un tribunale per invalidare questa costituente, il secondo voto non serve a nulla, Grillo ha detto chiaramente che Conte ha violato i principi costitutivi dei 5S». Le è piaciuto il video pubblicato da Beppe Grillo, chiede Giorgio Lauro: «Si finalmente un po’ di autoironia, con Conte il M5S si prende troppo sul serio».

Ieri, inoltre, è arrivata anche la risposta di Conte al garante: «Grillo ha ragione in un certo senso, il M5s fondato da lui è morto, ma non sono morti i principi e i valori perché c’è stata una rifondazione» da parte degli «iscritti». Il Movimento, precisa Conte a Mattino Cinque, ha adesso «nuovi obiettivi strategici, politici, per definire l’azione e le nuove sfide, che non erano state pensate nel progetto originario, costruito per progetti locali, di portata perlopiù comunali». Il Movimento non è di Grillo, ma appartiene «alla comunità degli iscritti, che oggi lo hanno rigenerato e rifondato. Se la comunità degli iscritti deciderà di cambiare il simbolo lo faremo». Alla domanda se il simbolo potrebbe essere attribuito a qualcun altro da una decisione di un tribunale, Conte risponde così: «Fu registrato da Di Maio prima che io arrivassi, a nome del M5s. Per i partiti vale l’uso consolidato del simbolo e quel simbolo è stato utilizzato in modo consolidato dal M5s. Non è di Grillo e neppure di Conte». Secondo l’ex premier c’è un aspetto fondamentale che sfugge al comico genovese: «Veramente si è rotto qualcosa con la comunità degli iscritti, perché sennò questa comunità non avrebbe mai deciso di votare anche la cancellazione della figura del garante, ma l’ha fatto perché c'è stato il momento in cui Grillo ha detto “Draghi grillino” e “Cingolani l’elevato che realizzerà la transizione ecologica”».

 

 

 

Insomma è Beppe che si è infatuato del potere e dei suoi rappresentanti. Conte insiste: «Ha fatto l'errore politico, cioè il fatto di costruire un rapporto personale con Draghi che ha anteposto alla rappresentanza politica di un’intera comunità». Insomma, tutta colpa di Grillo che, oltretutto, da anni non si faceva vedere: «È venuto in sede una sola volta».