Unire i puntini

Tavares, l'accusa pesantissima: "Perché Landini e la sinistra tacevano"

"L'addio di Tavares? Un grande sollievo. Ha combinato solo disastri per l'Italia e per il gruppo Stellantis nel suo complesso. Ho reiterato la richiesta alla proprietà, al presidente John Elkann, di riferire subito in Parlamento sui piani industriali dell'azienda. Il Paese non può aspettare fino a meta' 2025 il successore di Tavares per tornare al dialogo".

Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, che in una intervista al Corriere della Sera commenta le dimissioni del supermanager portoghese Carlos Tavares, ormai ex amministratore delegato di Stellantis: "Una strategia disastrosa per tutti. Ha puntato su macchine costose e solo sull'elettrico chiedendo incentivi a tutto spiano. Marchionne riportò produzioni in Italia senza chiedere un euro. Lui invece per abbassare i costi ha portato i marchi italiani nelle fabbriche low cost: Alfa Romeo in Polonia, Fiat Panda in Serbia, Topolino in Marocco, chiedendo ai nostri fornitori di spostare la componentistica all'estero".

 

 

 

"Nell'audizione in Parlamento - ricorda l'ex ministro - mi hanno colpito la sua vaghezza e l'impreparazione: i prezzi si fanno dopo che hanno prodotto le auto, ci diceva. Una roba mai sentita. Ora si volti pagina, riprendiamo il dialogo con la proprietà".

Secondo Calenda "adesso si apre un problema enorme. La destra ha solo urlato sul tema auto senza concludere nulla. Il ministro Urso dovrebbe fare un passo indietro, oltre a fare danni, ha svuotato i finanziamenti per l'indotto auto. La sinistra - continua - si è totalmente disinteressata. Fino a tre mesi fa anche il leader della Cgil Landini taceva, forse voleva tenere buoni rapporti con Gedi, la società degli Elkann che possiede Repubblica e La Stampa".

L'ex ministro osserva infine che "non sono i manager a dover prendere impegni. Ma la proprietà: gli Elkann. II governo deve chiedere conto degli impegni presi con l'Italia, sin dai 6,3 miliardi concessi dall'esecutivo Conte all'ex Fca. Il governo deve creare le condizioni affinché la produzione di auto sia economicamente sostenibile: serve un piano di incentivi stabili, possibilmente per l'acquisto di auto prodotte in Europa, sennò facciamo il gioco della Cina. E incentivi non solo per l'elettrico: dobbiamo svecchiare il parco auto. Poi - conclude Calenda - va fatto un pressing collettivo per modificare la normativa Ue: già nel 2025 un quinto della produzione dovrà essere elettrica. Ma se non c'è mercato si va a sbattere".