Campo largo chi?

Elly Schlein, dalle correnti del Pd agli alleati: fuoco amico contro la leader dem

Tommaso Montesano

Il forfait di Giuseppe Conte e Carlo Calenda ha tolto d’impaccio Elly Schlein. Perché anche volendo, ieri sarebbe stato impossibile, per i leader del presunto “campo largo” del centrosinistra, mettersi tutti in posa per l’ennesima “photo-opportunity”. In ogni caso a Chianciano Terme, all’assemblea nazionale di Europa Verde, il format della kermesse non prevedeva un momento di unità con i segretari sul palco. Scelta col senno di poi previdente, al netto delle assenze dell’ultima ora, viste le punzecchiature e le prese di distanza tra le formazioni del centrosinistra. Con Schlein sempre più in imbarazzo visto che il solco aperto nella coalizione dopo lo strappo sulla nuova Commissione Ue di Ursula von der Leyen il Pd ha votato a favore, gli altri no - si è allargato e a Chianciano - appuntamento non a caso intitolato “Terra di pace” a rimarcare la distanza della sinistra radicale su Ucraina e Medio Oriente, sono volati gli stracci.

 

 

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I FRONTI APERTI
I fronti aperti perla segretaria sono tanti. Detto della frattura a Bruxelles, con la scelta dem in controtendenza anche rispetto all’orientamento dei socialisti francesi e tedeschi, vale la pena ricordare che Schlein si è presentata a Chianciano- un arrivo “in corsa”, dal congresso del Psoe di Siviglia che ha rinnovato perla quarta volta la leadership di Pedro Sanchez già avendo sul groppone la rinnovata agitazione di Energia popolare, la componente riformista del Pd che fa capo a Stefano Bonaccini. Due gli avvertimenti lanciati ad Elly sabato: basta accettare veti dagli alleati (ovvero M5S) e soprattutto basta guida del partito in solitaria (con i segnali di fumo delle richieste delle Primarie per selezionare i candidati per le future elezioni politiche e di una maggiore collegialità nella definizione delle proposte politiche).

Poi, ieri, ci si sono messe le zuffe tra presunti alleati, come nelle migliori tradizioni, su tutti i principali dossier (Ucraina, energia in primis). E qui il primo a colpire è stato il padrone di casa, ovvero Angelo Bonelli (fresco di rielezione al vertice di Europa Verde). A Repubblica, l’animatore di Alleanza Verdi Sinistra ha messo a verbale la seguente sentenza: «Al centrosinistra manca una regia comune, per questo non sta bene». Non male per una coalizione che dopo il doppio successo in Emilia Romagna e Umbria sentiva di avere il vento in poppa. E invece. «Manca una regia comune, a cominciare dal Parlamento», insiste Bonelli. A partire da quello europeo, dove Pd ha sostenuto Von der Leyen e Avs e M5S no.

Poi ci sono le differenze programmatiche. Ecco ancora Bonelli: «Dobbiamo avere a cuore una politica energetica che non prescinda, per quanto mi riguarda, dalla tenuta del sistema produttivo e dalle rinnovabili». E qui arriva lo stop di Azione, per bocca di Osvaldo Napoli, che accusa Schlein di andare a rimorchio proprio di Bonelli: «Immagina un futuro energetico costruito solo sulle rinnovabili e dice un “no” convinto al nucleare. Con queste premesse Schlein allontana l’alternativa».

Quell’«alternativa», invece, che per il sodale di Bonelli, Nicola Fratoianni, deve essere costruita in nome dell’antagonismo: «È finita la discussione sulla geometria e sui campi. Dobbiamo andare nei luoghi del conflitto, dobbiamo rivoltare il Paese». Parole in linea con le invettive di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ma molto meno con le posizioni di Calenda.

 

 

 

IL NODO ARMI
Conte si collega con Chianciano Terme solo in video. E lo fa per prendere ancora una volta le distanze dal Pd sulla questione del sostegno all’Ucraina: «L’Unione europea ha scelto la guerra e una forza progressista non può andare in quella direzione». Una bordata sia al Pd, che ha votato fino ad oggi per l’invio delle armi a Kiev, sia alla stessa Azione, che infatti replica per le rime al leader pentastellato: «Non è percorribile qualsiasi alleanza con chi propugna la resa dell’Ucraina, e quindi dell’Europa, all’imperialismo aggressivo e guerrafondaio di Putin» (così Daniela Ruffino).