Fine dell'esilio
M5s allo sbando, ecco chi potrebbero candidare (di nuovo): i nomi degli "esodati"
Chi ha denti non ha pane, chi ha pane non ha denti. Quando Cinque Stelle volava al 34% dei consensi, bastavano poche decine di voti su internet per ottenere un seggio sicuro in Parlamento. Ora che alle Europee di giugno il Movimento è sceso sotto il 10%, Giuseppe Conte toglie il limite dei due mandati e restituisce vita politica a un esercito di esodati, che scalpitano per rientrare.
Roberto Fico è il caso più eclatante. L’ex presidente della Camera è membro del Comitato di Garanzia, che peraltro sarà rifatto dopo l’Assemblea (ri)Costituente dello scorso fine settimana, ma non ha cariche elettive né stipendio. Per questo scalpitava in prima fila domenica, rivolgendo a Giuseppe Conte, comiziante sul palco di Nova, uno sguardo supplice e adorante. I sondaggi lo danno perdente, ma Fico vuole essere candidato presidente alla Regione Campania per il campo largo. Di vincere poco gli importa. Lo stipendio da consigliere regionale è ricco anche all’opposizione, con il vantaggio che per averlo non devi rischiare né lavorare troppo. Se ci tiene ad allargare la coalizione, la segretaria del Pd qualcosa a M5S deve lasciare; una candidatura in una Regione diventata complicata potrebbe essere il prezzo più basso sul mercato.
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Il presidente del Senato è un beneficiato indiretto. Conte ha abbattuto il limite dei due mandati per due ragioni e due persone. Il primo motivo è tenersi attaccati i parlamentari più noti ormai giunti alla seconda legislatura. La potenziale ricandidatura è preziosa merce di scambio. Grillo perse davvero presa sul Movimento quando vi si oppose, spingendo gli onorevoli pentastellati in braccio a Conte. Mariolina Castellone, Chiara Appendino, Francesco Silvestri, Michele Gubitosa, Ettore Licheri: fino a due giorni fa erano tutti “dead men walking”, personale con la data di scadenza, a cui il leader grillino ha mostrato una pozione di elisir di lunga vita. Per poterla bere, adesso dovranno obbedire.
Il secondo motivo è rappresentato dalla coppia Vito Crimi e Paola Taverna, gli ex onorevoli sui quali l’avvocato del popolo ha fatto affidamento perché lo aiutassero a prendersi il partito, fedeli al punto da non tradirlo, come invece altri che oggi si mordono le mani hanno fatto, quando nell’estate del 2022 Giuseppi era ancora troppo debole per garantirgli la terza ricandidatura.
Per ripagarli, l’ex premier ha nominato entrambi consulenti di M5S, garantendo loro uno stipendio. Lui ha compiti di organizzazione e scouting: segnala le persone da promuovere e ha gestito la Costituente che ha votato il programma di Conte, contribuendo a selezionare i trecento iscritti anonimi che hanno steso i quesiti. I maligni dicono anche che sia molto vicino alla società che si è occupata della consultazione on-line. Lei è responsabile delle politiche locali e delle elezioni amministrative. Visti i recenti risultati del Movimento nelle urne, è evidente che ha conservato il posto per ragioni che prescindono dagli esiti del voto. I loro nemici, e ne hanno tanti, li chiamano i Bonnie e Clyde dell’avvocato o, meno simpaticamente, i sicari, visto che sono specializzati nell’eliminazione di chi dissente.
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Il terzo mandato, benedetto da Marco Travaglio, a cui Conte si ispira come un prete al Vangelo, rimette in pista anche qualche competenza, merce rara in casa grilina. E sarebbe questo il motivo di facciata con il quale è stato ammesso. Facilmente, sempre che M5S prenda abbastanza voti, sarà ripescato nella prossi© ma legislatura Stefano Buffagni, commercialista milanese, ex viceministro dello Sviluppo Economico nel Conte due e, prima, sottosegretario per gli Affari Regionali e le Autonomie. Uno dei pochi della prima calata che a Roma ci ha capito qualcosa e si mosso con avvedutezza.
Inevitabile anche la resurrezione dell’avvocato siculo-fiorentino Alfonso Bonafede, il papà della Spazza-corrotti, dell’abolizione della prescrizione e di altre nefandezze giuridiche. Costui è stato prima allievo di Conte e poi suo grande sponsor in casa grillina. Se l’avvocato deve ringraziare qualcuno per essere diventato premier, questi è l’ex dj Fofò, come lo chiamavano quando era giovane nella discoteca della natia Mazzara del Vallo, dove impazzava.
Grazie a un accordo con il centrodestra, M5S lo ha designato nel 2023 membro del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, ma certo è un incarico secondario per un simile talento giuridico, che verrà dunque certamente reintrodotto in circolazione dalla porta principale. Occhio anche a Roberta Lombardi, prima capogruppo pentastellata alla Camera. Ha un caratteraccio e non le manda a dire, il che non gioca a suo vantaggio dentro il partito. Ma è un volto storico popolare. Lei ci spera, tant’è che non rilascia dichiarazioni. L’elenco dei ripescati sarebbe molto più lungo. Ma scarseggiano i posti e per Conte sarebbe già un ottimo risultato riuscire a riesumare il suddetto pokerissimo a cinque stelle.